Verso un maggiore coinvolgimento delle Camere
Il disegno di legge per l’attuazione dell’Autonomia differenziata andrà in Consiglio dei ministri nella riunione che si terrà giovedì. Con “qualche ritocco”, confidano fonti di governo, alludendo in particolare a un maggior coinvolgimento del parlamento nella fase di definizione delle intese con le Regioni. La bozza portata ieri in pre-Cdm dal ministro Per gli Affari regionali e le Autonomie Roberto Calderoli, infatti, non prevede quell’apporto pieno da parte delle Camere di cui si sarebbe discusso anche nelle ultime riunioni di maggioranza e che sarebbe stato richiesto anche dalla premier Giorgia Meloni.
Secondo il testo attuale lo schema di intesa tra Stato e Regione viene approvato dal Consiglio dei ministri, trasmesso alla Conferenza unificata per “l’espressione del parere, da rendersi entro trenta giorni”, e poi “alle Camere per l’esame da parte dei competenti organi parlamentari” entro “sessanta giorni”, cioè da parte delle commissioni. A quanto viene riferito, invece, in preconsiglio sarebbe stato invece richiesto un passaggio in aula delle singole intese con le regioni, quanto meno per la votazione di un atto di indirizzo. Anche perché le stesse intese vengono poi adottate dal governo e trasmesse come disegni di legge al Parlamento che può solo approvare o respingere.
Tra le altre novità della nuova bozza si prevede che le intese potranno avere una durata “non superiore a dieci anni” che “si intende rinnovata per un uguale periodo, salvo diversa volontà dello Stato o della Regione, manifestata almeno sei mesi prima della scadenza”. Inoltre i “i livelli essenziali delle prestazioni”, ossia i lep, saranno “determinati con uno o più decreti del Presidente del Consiglio dei ministri” e le funzioni richieste dalle regioni potranno essere trasferite “soltanto dopo la determinazione dei medesimi Lep e dei relativi costi e fabbisogni standard”.La notizia dell’imminente approvazione da parte del governo fa esultare il governatore del Veneto Luca Zaia, per il quale giovedì sarà “una giornata storica”. Salvini appare invece più consapevole del fatto che il ddl Calderoli deve passare al vaglio del Parlamento e che anche in seno alla maggioranza c’è chi frena e vorrebbe più che un ritocco. Per questo cerca di tranquillizzare gli alleati: Autonomia e presidenzialismo “sono entrambe nel programma e servono a modernizzare. Vanno avanti tutte e due”, afferma, pur ricordando che “oggi ci sono già italiani di serie A e di serie B e l’Autonomia non è in vigore”, mentre la riforma “conviene a tutti e nessuno perde un euro”.
Anche per il Silvio Berlusconi “le Regioni avranno più risorse e più poteri” per “gestire i servizi essenziali per i cittadini, a partire naturalmente dalla sanità” che “dobbiamo garantire a tutti”.Annunciano invece barricate le opposizioni, che bollano la proposta di Calderoli come “irricevibile”, un “insulto alla Costituzione”, un “putsch contro l’Italia” come lo definisce la deputata di Azione Daniela Ruffino. Anche per il Pd, questa Autonomia “aumenta le disuguaglianze”, attacca la capogruppo al Senato Simona Malpezzi chiedendo che “la presidente Meloni sia conseguente con le parole pronunciate ieri e stoppi un progetto che divide cittadini, territori e servizi tra seria A e B”. Per il deputato M5S Leonardo Donno “l’esecutivo, invece di puntare a ridurre i divari li va a incrementare, senza contare poi che le posizioni non sono allineate neanche all’interno del governo stesso”. Infine, torna a contestare la riforma pure il segretario della Cgil Maurizio Landini: è “una presa in giro in un Paese che ha delle disuguaglianze come quelle che ci sono adesso”.
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