Dopo la Camera sarà la volta del Senato, mercoledì, poi Meloni potrà pensare a completare la squadra di governo con vice - ministri e sottosegretari

E’ il giorno della fiducia per la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e per i suoi ministri. Questa mattina a Montecitorio la prima prova della leader di Fratelli d’Italia, chiamata prima alla prova della Camera prima e del Senato poi mercoledì, al fine di impegnare direttamente i parlamentari nella responsabilità di tale concessione di fronte all’elettorato, come recita la Costituzione.

“L’intenzione del presidente del Consiglio – filtra da palazzo Chigi – è quella di tracciare un manifesto programmatico che ambisce ad essere la base di lavoro di un’intera legislatura, a conferma della natura fortemente politica del Governo e con l’obiettivo di dare seguito concreto e attuazione agli impegni assunti con i cittadini italiani in campagna elettorale”. L’appuntamento con i deputati è fissato alle 11 e il primo punto delle dichiarazioni di Meloni sarà il caro bollette, la crisi energetica e le misure che l’esecutivo di centrodestra intende prendere a sostegno di famiglie e imprese. Sulla scia anche la legge di bilancio, su cui la premier aveva già cominciato a lavorare con una squadra di ‘esperti’ appena sancita la sua vittoria alle elezioni del 25 settembre per non farsi trovare impreparata. I tempi sono strettissimi – la manovra va approvata entro il 31 dicembre pena l’esercizio provvisorio – e il governo intende varare il provvedimento al più presto. Temi che sono stati affrontati anche durante il lungo colloquio (novanta minuti) con Mario Draghi, prima della cerimonia di avvicendamento tra i due. E tra le urgenze, quella della guerra in Ucraina. Meloni ribadirà la posizione della coalizione e soprattutto la direttrice dell’esecutivo: condanna dell’invasore (Russia) e sostegno incondizionato all’Ucraina. Per questo il passaggio sarà un chiaro messaggio non solo ai parlamentari, ma anche all’Unione europea di fronte alla quale la presidente non intende presentarsi con il cappello in mano, ma neanche rischiare di isolare il Paese o tornare ad essere fanalino di coda. La sua sarà una ‘arringa’ dal sapore europeista e atlantista, dal chiaro posizionamento che l’Italia deve avere di fronte al conflitto e protagonista nelle sfide che gli Stati membri si apprestano ad affrontare.

Dopo la Camera sarà la volta del Senato, mercoledì, poi Meloni potrà pensare a completare la squadra di governo con vice – ministri e sottosegretari. Anche qui si è aperta la trattativa con i due alleati, Lega e Forza Italia, con quest’ultima che chiede un ‘risarcimento’ per la risicata ‘dignità’ concessa soprattutto a confronto con il partito di Matteo Salvini. I desiderata di Silvio Berlusconi vanno dalla delega all’Editoria – con probabile riconferma di Giuseppe Moles o in alternativa Alberto Barachini- al viceministro all’Interno che potrebbe essere ricoperto da Paolo Barelli (all’Interno), fino a quello di vice alla Giustizia per Francesco Paolo Sisto (alla Giustizia). Difficile che Valentino Valentini (consigliere per la politica estera del Cav e troppo vicino a Putin) entri alla Farnesina, possibilità invece potrebbero esserci per Valentina Aprea (all’Istruzione) e Sestino Giacomini al Mef dove dovrebbe trovare posto anche Maurizio Leo di Fdi. In tutto 40 caselle, ma da assegnare con il bilancino per evitare che poi al momento del voto gli incarichi si trasformino in assenze pericolose in aula. Maurizio Lupi e Debora Bergamini potrebbero contendersi i Rapporti col parlamento. Anche Matteo Salvini aspira ad allargare la sua squadra nelle stanze dei bottoni, inserendo Edoardo Rixi, Vannia Gava, Nicola Molteni e Federico Freni. La partita, tuttavia, è rimandata alla prossima settimana prima della partenza di Meloni per la conferenza Cop27 sul clima a Sharm El Sheik del 6 e 7 novembre.

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