Le prove da affrontare, anche nell'immediato, non mancano: caro bollette e correttivi per il superbonus

Il ‘the end’ lo scrive Mario Draghi, di suo pugno. Dopo essere stato al centro del risiko che ha portato alla rielezione di Sergio Mattarella al Quirinale, il premier si chiama fuori da ogni suo possibile futuro politico. Diversi gli scenari che vedono l’ex leader Bce impegnato ‘da nonno delle istituzioni’, anche dopo il 2023, quando è fissata la fine della legislatura. Il suo no, però, è netto. A chi, ad esempio, lo chiama in causa quale possibile federatore del ‘grande centro’ che in molti vorrebbero costruire, Draghi risponde “in maniera totalmente chiara: lo escludo”, taglia corto. Non solo. Il presidente del Consiglio utilizza il primo confronto con la stampa dopo la frenetica settimana ‘vista Colle’ sì per esprimere  gratitudine, ma anche per dire la sua a chi negli ultimi tempi lo ha ‘tirato per la giacca’. “Tanti, anche politici, mi candidano in tanti posti in giro per il mondo, mostrando una sollecitudine straordinaria nei miei confronti. Li ringrazio moltissimo tutti  ma vorrei rassicurarli – scandisce puntuto, con sguardo severo – che se per caso decidessi di lavorare dopo questa esperienza, probabilmente un lavoro lo troverei anche da solo”. La risposta è definitiva anche quando si chiede al premier di una possibile candidatura del 2023. “Lo escludo, chiaro? Fine”, ribadisce Draghi, lasciandosi andare poi in un liberatorio sorriso finale, quasi a voler stemperare la durezza scelta per far arrivare il messaggio, forte e chiaro, a tutti i possibili destinatari.

Il premier è reduce dal “lungo” confronto che ha portato all’approvazione della riforma del Csm. I distinguo dei partiti, anche in questo caso, non sono mancati, ma Draghi si dice fiducioso rispetto al futuro. Sarà “l’impegno corale” a portare il testo al traguardo dell’approvazione parlamentare nei tempi stabiliti, così come condivisi dovranno essere gli sforzi per la messa a terra del Pnrr. Il presidente del Consiglio non intende mettersi contro i partiti. “Sono consapevoli dell’importanza di queste sfide”, assicura. Quanto andato in scena per l’elezione del presidente della Repubblica, in realtà, ha dimostrato le fragilità dei partiti e dei meccanismi che stanno alla base del loro stare insieme in una coalizione così ampia e variegata. Per questo il presidente del Consiglio non intende aprire un capitolo rimpasto. “La squadra di governo è efficiente e va avanti”, taglia corto.

Le prove da affrontare, anche nell’immediato, non mancano. Nell’agenda della prossima settimana ci sono già il nuovo provvedimento contro il caro bollette e i correttivi da attuare per sbloccare il superbonus. Sulla strategia energetica le distanze tra i partiti non mancano, così come duro rischia di essere il braccio di ferro sugli sconti all’edilizia. Draghi, anche in questo caso, sceglie la via della chiarezza. “Quelli che più tuonano oggi sulla necessità di proseguire e che le frodi non contano e bisogna andare avanti sono gli stessi che hanno scritto una legge dove è stato possibile fare quello che si è fatto senza controlli. Questa situazione si è creata perché si è costruito un sistema che prevedeva pochissimi controlli”, mette a verbale, pur aprendo alla volontà di mettere a punto i “correttivi” necessari per ovviare alle difficoltà nate per lo stop alla cessione del credito. Il faro, per Draghi, resta la tutela della crescita, premessa per contrastare ogni disuguaglianza economica e sociale. “Le differenze di opinione” tra i partiti ci sono, restano e sono del tutto legittime, ma la credibilità del Paese non può essere messa in discussione da beghe che guardano a interessi di parte. Con le Amministrative del 2022 e poi le Politiche del 2023 i toni, a palazzo Chigi ne sono consapevoli, torneranno a rialzarsi, ma la rotta è segnata. E se poi – complice la legge elettorale – le urne dovessero consegnare ancora una volta una ‘non vittoria’ di entrambi i poli, il nome del premier, con ogni probabilità e a prescindere dalle volontà del diretto interessato, tornerà in cima alla lista delle ‘riserve della Repubblica’. E’ un film già visto. ‘To be continued’. 

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