Previste assemblee sui posti di lavoro e manifestazioni regionali. Non si escludono iniziative nazionali
Mobilitazione sì, non esclusa alcuna iniziativa a livello nazionale. Ma nessuno sciopero generale, almeno per ora. Dalla riunione di Cgil, Cisl e Uil per sostenere le proposte e le piattaforme presentate al governo in tema di investimenti, lavoro, nuova occupazione, fisco e pensioni, emerge l’intenzione di avviare “un percorso di mobilitazione con assemblee sui posti di lavoro, iniziative e manifestazioni regionali, con tutte le modalità e gli strumenti per garantire la più ampia partecipazione”. Nessuno sciopero però, come peraltro aveva escluso lo stesso segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, alla vigilia dell’incontro, sottolineando che parlare di sciopero generale “penso sia un pochino prematuro, evitiamo fughe in avanti che rischiano un pochino di alterare e di inquinare il clima unitario”.
#LuigiSbarra: “Abbiamo deciso di
avviare una campagna di mobilitazione con iniziative nei territori, a livello regionale e nelle categorie. Bisogna riaprire il confronto con il #Governo e rendere più equa e più rispondete ai bisogni dei #lavoratori la Legge di stabilità”. pic.twitter.com/mNDg4IyVbI— CISL Nazionale (@CislNazionale) October 30, 2021
Le iniziative, spiegano i sindacati confederali, “si svolgeranno a partire dal deposito della legge di stabilità in Parlamento e avranno momenti di verifica entro il mese di novembre per rafforzare e ricalibrare se necessario le iniziative di mobilitazione, non escludendo iniziative nazionali, a cui parteciperanno le segreterie generali e confederali di Cgil, Cisl e Uil.
A voler leggere dietro le dichiarazioni e le note ufficiali, potrebbe quasi sembrare che i sindacati abbiano colto la mano tesa dal premier Mario Draghi che, nel presentare la manovra con alcune misure, in primis la quota 102 per le pensioni, chiaramente osteggiate dai sindacati, ha voluto sottolineare di voler avviare un confronto per un percorso complessivo di riforma, toccando tutti i temi a loro cari. Ossia tutti i nodi da sciogliere rimasti sul tavolo, anche dopo il varo della manovra da parte del consiglio dei ministri.
Il premier si era detto “disponibile” al confronto con le parti sociali. “Tante cose si possono aggiustare – aveva ammesso nella conferenza stampa seguita alla riunione dell’esecutivo il 28 sera – innanzitutto la flessibilità in uscita, poi recuperare al mercato del lavoro chi è in pensione e oggi lavora in nero perché altrimenti viene punito, e infine riequilibrare il rapporto che esiste per le pensioni dei giovani che oggi sono squilibrate verso pensioni basse”. Una apertura al dialogo nell’ottica di un “ritorno alla normalità” che serve “ora più che mai”. E che i sindacati paiono aver accolto.
Il muro contro muro che, per alcuni momenti, era stato temuto, non c’è stato. Pur rimanendo ancora sul tavolo partite aperte, a cominciare dal percorso delle quote sulle pensioni, prima del ritorno alla normalità, cioè alla legge Fornero e ai 67 anni di età per l’andata in pensione.
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