Al centro del pressing delle forze politiche anche la conferma di 'Opzione Donna' sostenuta da Pd e da M5S

Per comporre definitivamente il puzzle sulle pensioni sarà necessario un supplemento di tempo e nuovi confronti. Sul tavolo i nodi da sciogliere restano molti e le resistenze che il Mef sta incontrando per superare quota 100 attraverso un nuovo sistema di quote non vengono meno. Anche per questi motivi torna a spuntare, come ipotesi di emergenza, la proposta lanciata dal presidente dell’Inps Paquale Tridico sulla realizzazione di una sorta di Ape contributiva. Si tratta in sostanza di permettere a chi lo decide di lasciare il lavoro con un minimo di 63-64 anni versando loro solo la quota contributiva della pensione e rinviando al raggiungimento dei 67 anni l’integrazione con la quota retributiva dell’assegno.

Una proposta che non suscita entusiami tra i sindacati che restano fieramente contrari anche a nuove quote 102 e 104 e che martedì in un incontro con il premier Draghi a Palazzo Chigi rilanceranno l’idea di permettere l’uscita a chi ha raggiunto 41 anni di contributi al netto dell’età oltre a garanzie per gli assegni di giovani e donne. E su questo punto si è saldato un inedito asse con la Lega anche se nelle ultime ore il leader del Carroccio Matteo Salvini appare più disponibile a mediazioni sull’ introduzione di quota 102-104.

Sul tavolo e al centro del pressing delle forze politiche anche la conferma di Opzione Donna sostenuta da Pd e da M5S, che consentirebbe una uscita anticipata a 58 o 59 anni (se lavoratrici private o autonome) con un minimo di 35 anni di contributi e un ampliamento della platea dei cosiddetti lavori usuranti che consentirebbero un’uscita anticipata.

Ma la trattativa centrale su cui si sta lavorando al Mef ruota intorno alla gradualità e alle modalità con cui passare a quota 102 e 104. Qui le ipotesi sono numerose con un progressivo passaggio da quota 102 l’anno prossimo a quota 103 nel 2023 e 104 nel 2024 per poi tornare ai parametri della legge Fornero negli anni successivi. In ballo anche i parametri legati all’età oltre che quelli contributivi con un diverso mix tra età anagrafica e contributi versati. E il punto di caduta non sembra però vicinissimo. In discussione c’è infatti anche la rapidità con cui verrebbero superate le singole quote.

A complicare la situazione anche il faro acceso da Bruxelles sul capitolo previdenza. La Ue non ha mai fatto mistero di prediligere soluzioni sostenibili sul fronte della tenuta dei conti pubblici e ha più volte richiamato sulla necessità di concentrare gli sforzi sulle politiche attive per il lavoro piuttosto che su costose misure per la previdenza.

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