Il premier Draghi preme sull'accelleratore: "Nessuno pagherà di più"

Diciotto mesi, un anno e mezzo dopo l’ok del Parlamento alla delega al Governo per adottare uno o più decreti legislativi in ottica di riforma fiscale, il premier Mario Draghi preme sull’acceleratore e porta in Cdm – dopo le elezioni come promesso – anche senza i ministri leghisti la legge delega che si basa sul lavoro delle commissioni Finanze di Camera e Senato, debitamente ringraziate a nome dell’esecutivo dal ministro dell’Economia Daniele Franco.

Un testo snello, dieci articoli che vanno dalla riforma di Irpef e Iva a quella del catasto, che sarà completata entro il 1 gennaio 2026 e mette nero su bianco la promessa fatta dal premier nei giorni scorsi: le informazioni aggiornate delle rendite catastali, che saranno adeguate a quelle di mercato, ‘non saranno utilizzate per la determinazione della base imponibile dei tributi la cui applicazione si fonda sulle risultanze catastali’, come si legge nel testo. “E’ un’operazione fondamentalmente di trasparenza, che ha un contenuto statistico e informativo molto importante ma non cambia assolutamente l’imposizione fiscale sulle case e sui terreni”, spiega Draghi.

Il nostro sistema fiscale, spiega Franco, “è stato disegnato 50 anni fa, nei primi anni ’70, dopodiché ci sono state molteplici innovazioni, ma il disegno va aggiornato”. Uno degli obiettivi chiave è la lotta all’evasione, che sottrae – secondo gli ultimi rapporti – circa 100 miliardi l’anno. “Non abbiamo un target, idealmente è quello di azzerare l’evasione, ma è un obiettivo ideale – aggiunge – Credo che continuare ad abbatterla di anno in anno per alcuni miliardi sarebbe un buon risultato, ma dobbiamo essere molto realisti e non fissare degli obiettivi che siano irraggiungibili. Dobbiamo essere ambiziosi ma coerenti e vedere strada facendo cosa riusciamo ad ottenere”.

riforma fiscale

Per quanto riguarda l’Irpef, la riforma fiscale prevede la riduzione delle aliquote medie ‘anche al fine di incentivare l’offerta di lavoro e partecipazione al mercato del lavoro, con particolare riferimento ai giovani e ai secondi percettori di reddito, nonché l’attività imprenditoriale e l’emersione degli imponibili’.

Ma si punta anche a ridurre gradualmente ‘le variazioni eccessive delle aliquote marginali’. “Si va verso il completamento dell sistema duale – spiega Franco – con una tassazione proporzionale per i redditi da capitale che tendenzialmente in futuro dovrà muovere verso un’unica aliquota”. L’Irap andrà gradualmente superata, “attraverso l’assorbimento del gettito in altre imposte o con coperture”.

Sull’Iva si stabilisce l’obiettivo di razionalizzare la struttura dell’imposta, “attualmente abbiamo una struttura che ha una aliquota ordinaria al 22%, una ridotta al 10 e altre due aliquote al 4 e 5%”, dice il titolare del Mef spiegando di voler ripensare questa struttura per semplificare la gestione del tributo e a ridurre i livelli di evasione – oltre 30 miliardi l’anno. Complessivamente, l’obiettivo della riforma fiscale è “un sistema efficiente e meno distorsivo” che mantenga la progressività “che deve restare per motivi di giustizia ed equità”.

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