Nell'intesa anche rinnovi contrattuali e attenzione alla formazione
Smart working normato, rinnovi contrattuali, attenzione alla formazione. Sono i punti fondamentali del Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale siglato ieri mattina a palazzo Chigi dal premier Mario Draghi, il ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, che ne è stato promotore, e i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil.
“Vogliamo avviare un percorso che investa sulle parti sociali, sull’innovazione”, ha detto Brunetta annunciando per venerdì la convocazione di tutte le confederazioni sindacali del Pubblico impiego “con l’obiettivo di avviare il negoziato in tempi brevi”. Per il premier Draghi, che ha definito “fondamentale” il dialogo con i sindacati, “se la Pa funziona la società funziona, e se non funziona la società diventa più fragile e più ingiusta”. Ma, ha aggiunto, “se guardiamo alla realtà concludiamo che ci sono tante cose da fare. Dò soltanto due numeri: l’età media oggi è di 50 e qualcosa, quasi 51 anni, vent’anni fa era di 43 e mezzo. Secondo aspetto è la formazione: si spendono ben 48 euro a persona, e bene lo dico ironicamente, e un solo giorno è destinato a tale scopo”. Questa situazione richiede “nuove professionalità, investimenti in formazione e nuove forme di lavoro”.
Contenuti che sono nel piano “che è un punto di inizio” e si articola in sei punti: il primo è il riavvio della stagione contrattuale, che interessa oltre tre milioni di dipendenti. Quanto al lavoro agile, nei futuri contratti collettivi dovrà essere definita una disciplina normativa ed economica che garantisca condizioni di lavoro trasparenti, che favorisca la produttività e l’orientamento ai risultati, conciliando le esigenze dei lavoratori con quelle della Pa. E ancora c’è l’impegno a ricorrere a risorse aggiuntive con la legge di bilancio 2022 e adeguare la disciplina contrattuale ai fabbisogni di nuove professionalità e competenze. Al quarto posto c’è l’impegno del governo per politiche formative di ampio respiro, con particolare riferimento alle competenze digitali e professionali. E poi la valorizzazione della partecipazione sindacale e la necessità di implementare gli istituti di welfare contrattuale, con riferimento al sostegno alla genitorialità e all’estensione al pubblico impiego di agevolazioni fiscali già riconosciute al settore privato.
“Quello che stiamo facendo qui – osserva il leader Cgil Maurizio Landini – è un passaggio importante per migliorare i diritti e le condizioni dei cittadini e per favorire e accelerare il funzionamento della macchina pubblica”. Per il segretario Uil, Pierpaolo Bombardieri, l’accordo “segna un importante cambio di passo perché identifica finalmente la Pa quale asset strategico per il rilancio e lo sviluppo del nostro Paese”. E il leader Cisl Luigi Sbarra osserva che il patto “è un accordo strategico che guarda alle difficoltà del presente, ma anche al futuro”.
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