La nuova strategia del Carroccio, l'emergenza non è il virus ma la recessione. Obiettivo disarcionare il premier (con la sponda di Renzi)
Riaprire tutto e far ripartire l'Italia. Matteo Salvini parte alla carica e arriva fino al Colle più alto di Roma. È emergenza Coronavirus e i suoi effetti potrebbero essere devastanti per il paese. Per questo il leader leghista porta al capo dello Stato, Sergio Mattarella, le ricette del suo partito per evitare che il Paese venga inghiottito da una recessione senza fine. L'incontro con il presidente della Repubblica – che non vedeva ufficialmente dal giorno delle consultazioni per la formazione del governo giallorosso – è stato "cordiale", riferiscono fonti di via Bellerio, e non ha affrontato in alcun modo e in nessun passaggio ipotesi di governi alternativi a quello di Giuseppe Conte. Circostanza confermata da entrambi le onti.
Il Capitano ha bussato alla porta del Quirinale ieri mattina, con una telefonata per chiedere un colloquio urgente, a cui Mattarella ha risposto positivamente e con tempestività. Salvini varca il portone del palazzo dei Papi intorno a mezzogiorno, con una serie di proposte economiche, già avanzate negli ultimi giorni, per far uscire il paese dall'isolamento. Nel suo corposo dossier il segretario del Carroccio ha una lista di difficoltà che il mondo produttivo ha chiesto che fossero poste all'attenzione del presidente.
Bisogna "tornare a lavorare, e l'ho detto al presidente della Repubblica, senza scaricare su altri colpe che evidentemente stanno nel manico – spiega Salvini prima di ripartire per Milano -. Ho sottolineato come sia stato vergognoso additare qualche medico, sindaco o amministratore. I medici andrebbero premiati, non indagati. È vergognoso". Per l'ex titolare dell'Interno "chi fa il premier dovrebbe rispondere nel bene e nel male di ciò che fa", ma "prima si vota meglio è, con Conte il Paese affonda. La Lega c'è per accompagnare il paese alle urne e fuori dal pantano". Una frase che mette in evidenza il disegno: tendere la mano in un momento di difficoltà con un esecutivo istituzionale, ma che porti gli italiani dritti alle urne. Infatti, insiste: "Questo governo non può traghettare il Paese fuori dall'emergenza". L'idea lanciata dal Capitano è di "buonsenso", commentano da più parti. Ma soprattutto segue una strategia ben precisa, farina del sacco di Giancarlo Giorgetti, del quale non è passato inosservato l'attivismo delle ultime settimane, con continui colloqui nel Transatlantico della Camera, e non solo con esponenti della coalizione di centrodestra. In particolare con gente come Maria Elena Boschi o Roberto Giachetti, storicamente molto vicini a Matteo Renzi.
La proposta, però, viene colta da Mara Carfagna, che di fatto la sottoscrive: "Il dovere di una politica seria è ammettere l'esistenza di un'emergenza economica potenzialmente molto più grave del previsto e aprire una nuova pagina di dialogo in nome dell'unità nazionale: solo uno sforzo comune può mettere l'Italia e gli italiani al riparo dai danni di un pericoloso ciclo di crisi", fa sapere la vice presidente di Montecitorio. "È il momento di avere coraggio – sottolinea -, di uscire dal teatrino delle reciproche prove di forza, come peraltro hanno fatto i nostri predecessori nei passaggi più difficili della Repubblica". Insomma, la deputata di Forza Italia – da sempre antisalviniana – risponde presente a un governo che ponga rimedio ai danni dell'esecutivo Conte. Mentre non sposa questa linea Giorgia Meloni, che insiste: "La soluzione sono libere elezioni, ogni altra ipotesi non ci troverebbe d'accordo". Per la presidente di FdI "dopo due governi nati da un inciucio che non hanno prodotto nulla se non l'immobilismo e i compromessi al ribasso, non ne serve un terzo ancora più eterogeneo dei precedenti
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