I renziani respingono anche il nuovo compromesso trovato nell'ennesimo vertice a Palazzo Chigi
Ora la spaccatura nella maggioranza è ufficiale. E pericolosa. La prescrizione crea un blocco composto da M5S, Pd e Leu che accetta e sposa il cosiddetto 'lodo Conte bis', mentre Italia Viva si oppone e dice no alla soluzione adottata anche grazie ad un passo indietro "significativo" del Guardasigilli, Alfonso Bonafede, mettendo di fatto a rischio la tenuta del governo. Perché l'avvertimento del partito di Matteo Renzi agli alleati è sempre lo stesso: non avete i numeri, soprattutto al Senato.
Il compromesso raggiunto nell'ennesimo vertice sulla giustizia (l'ottavo finora) convocato a Palazzo Chigi, prevede che il ministro della Giustizia presenti il decreto legge delega per la riforma del processo penale in un Consiglio dei ministri straordinario da convocare lunedì prossimo. E in un secondo momento, probabilmente attraverso un decreto legge, la revisione della legge sulla prescrizione con le novità stabilite da tre forze politiche su quattro della maggioranza. Il timing lo ha illustrato lo stesso Bonafede dopo la riunione con il presidente del Consiglio. La novità è che "dopo la sentenza di primo grado – spiega il ministro della Giustizia -, per chi è condannato c'è l'interruzione della prescrizione, mentre per gli assolti c'è una sospensione breve per far svolgere comunque il processo di appello". Inoltre "chi subisce una condannato in primo grado ma viene assolto in appello, recupera i tempi di prescrizione". Anche in questo caso, comunque, "ci sarà una sospensione per permettere che si svolga il terzo grado in Cassazione".
Per il responsabile Giustizia del Pd, Walter Verini, si tratta di un buon accordo, frutto anche del passo avanti voluto dal suo partito e del capo delegazione dei Cinquestelle. Mentre è "incomprensibilmente rigida" la posizione di Italia Viva. Parole che provocano la reazione durissima di Iv, le cui fonti fanno subito sapere di considerare i dem "ufficialmente a rimorchio del M5S", accusando gli ex compagni di partito di "accettare di cancellare la legge Orlando per ripristinare quella di Salvini e Bonafede". Così facendo, "il Pd rende inutile la vittoria in Emilia Romagna e diventa populista". Un'accusa molto pesante, che poterebbe avere ripercussioni sugli equilibri interni alla coalizione e dunque, a cascata, sul governo. Così oltre, i renziani e il Pd, non si erano mai spinti.
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