41 i parlamentari al fianco dell'ex segretario dem

Per Matteo Renzi le cose vanno meglio del previsto, ma non esattamente come aveva sperato prima di abbandonare il Pd. La sua Italia Viva mette a segno un bel colpo, ma solo in Parlamento, dove l'apparentamento con il Psi, con l'ingresso di Riccardo Nencini, consente alle truppe dell'ex premier di creare un gruppo parlamentare anche in Senato, dopo quello alla Camera. La 'brutta notizia', invece, arriva dai primissimi sondaggi, che per ora sembrano dimostrare che l'operazione abbia portato più svantaggi ai dem che giovamento alla nuova formazione politica. Inoltre, stando ai risultati di Emg Acqua per 'Agorà' (Rai3), solo il 26% degli elettori del Pd pensa che Renzi ha fatto bene a separarsi dal Pd ("certamente sì" il 9%, "probabilmente sì" il 17%). Il progetto, però, va avanti e tra Montecitorio e Palazzo Madama le adesioni sono già 41 (26 alla Camera e 15 al Senato), in attesa del vero e proprio lancio, fissato per il 19 e 20 ottobre a Firenze, per la Leopolda numero 10.

Non ci sono solo addii in casa dem. Perché l'ex ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, ha deciso di aderire al Pd dopo aver lanciato Civica popolare alle scorse elezioni politiche 2018: "Rafforzare i dem allargando il campo dei moderati è l'unico modo possibile per fermare Salvini", ha spiegato. Eppure le offerte non le mancavano, soprattutto da Italia Viva, ma "alla fine, dopo aver riflettuto a lungo, ho fatto la scelta a mio parere più giusta rispetto al percorso che ho fatto in questi anni". Cresciuta politicamente in Forza Italia, ha preso parte agli anni d'oro del Pdl fino all'addio con Angelino Alfano nel 2013, col quale diede vita a Nuovo centrodestra, prima di provare l'esperienza in solitaria con Cp, venendo eletta deputata nel collegio di Modena nelle file proprio dei democratici. Ora il passaggio è stato definitivamente completato. Ad accoglierla è stato il segretario Nicola Zingaretti, che continua a definire un errore la scissione di Renzi e i suoi. Soprattutto se il metro per definire la scelta fosse davvero un rientro di Massimo D'Alema e Pier Luigi Bersani alla casa base. Eventualità che, almeno per adesso, i diretti interessati smentiscono.

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