Il segretario dem Zingaretti disposto ad accettare il nome di Roberto Fico come nuovo presidente del Consiglio, ma i pentastellati fanno quadrato intorno al premier dimissionario. Dal Quirinale trapela irritazione: Mattarella pronto all'ultimatum ai partiti
Passa tra le crepe interne a Pd e M5s la strada (decisamente in salita) per una nuova maggioranza giallorossa. Nicola Zingaretti non intende rimuovere il veto messo da giorni sul Conte bis. I pentastellati aspettano che scada quello che definiscono "l'ultimatum" imposto venerdì sera da Luigi Di Maio al segretario dem (sono disposti ad aspettare fino a oggi) non intendendo in alcun modo "trattare" sul nome dell'ex premier, "sul 'taglia-poltrone' a settembre e sugli altri nove punti del decalogo" enunciati al Quirinale. Di più. Gli uomini vicini a Luigi Di Maio – a dispetto delle richieste di chiarezza arrivate dal Nazareno – non smettono di sottolineare come ancora frequenti siano i contatti con la Lega.
A chiudere il "secondo forno" senza mezzi termini è, in realtà, solo chi è al centro delle trattative tra i due partiti. "Quella del governo giallo-verde è una stagione per me chiusa, che, per quanto mi riguarda, non si potrà riaprire più", dice Conte prima di partecipare al G7 di Biarritz. Il premier dimissionario prova a mantenere quel profilo istituzionale scelto per il suo discorso di addio, martedì scorso, nell'aula del Senato. Un Conte bis? "Non credo che sia una questione di persone. è una questione di programmi", dice. "Serve un grande progetto riformatore, le persone sono secondarie". Se l'ulteriore smarcamento non convince Zingaretti, ad aprire sono i renziani: "Le parole di Conte aiutano a fare chiarezza. Bene che l'esperienza con la Lega sia finita e non ripetibile. Accolgo il suo invito a lavorare ad un progetto riformatore e a non fermarsi sui nomi", commenta Andrea Marcucci. "Ci sono cose percorribili e altre no", è invece l'idea del vicesegraterio Andrea Orlando.
I contatti tra dem e pentastellati, comunque, vanno avanti. E anche le riunioni all'interno dei due partiti si susseguono frenetiche. Se il Nazareno lavora a un nome terzo (o al massimo a concedere il nulla osta a Roberto Fico per la premiership) e non esclude che si possa tornare "molto laicamente" – per dirla con Orlando – al voto, Renzi invita tutti alla "responsabilità" e a non cedere agli interessi personali che porterebbero a far tornare in partita Salvini "ora nell'angolo e quasi ko". Sul fronte pentastellato Di Maio ha a che fare con il malcontento interno e quello della base. la giornata clou, viene spiegato, dovrebbe essere quella di domani, ma non è escluso che già oggi si sblocchi qualcosa. Anche Matteo Salvini si sente ancora della partita: "Mai arrendersi, mai", twitta sibillino postando la foto di un tramonto romano. E rumors di palazzo non escludono che possa esserci un faccia a faccia tra i due vicepremier se Di Maio dovesse cedere a chi lo invita a non fidarsi del Pd. E di Renzi. Questo turbine di indiscrezioni, tuttavia, starebbe infastidendo il Capo dello Stato Sergio Mattarella. Secondo alcune fonti, potrebbe arrivare già domani l'ultimatum del Presidente della Repubblica ai partiti, un giorno prima dell'apertura delle consultazioni al Quirinale.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata