Il testo approderà alla Camera lunedì. Dopo il "dissenso" dei 18 deputati M5s, i pentastellati cancellano tutti i loro emendamenti
Niente scherzi, nessuna brutta sorpresa: la maggioranza forza la mano e mette in cassaforte il decreto Sicurezza, che approderà in aula, alla Camera, lunedì prossimo, quasi certamente con la blindatura della fiducia. Perché, come ripete da giorni il suo ideatore, Matteo Salvini, "l'importante è approvarlo entro il 3 dicembre" o "salta tutto". Non dovrà aspettare così tanto il ministro dell'Interno, visto che il provvedimento è realmente all'ultimo chilometro del suo percorso parlamentare.
Tutti i possibili ostacoli sono stati rimossi con la ruspa leghista, compreso il piccolo e timido tentativo di dissidenza dei 18 deputati del Movimento 5 Stelle, che prima hanno chiesto di emendare un testo che non li convinceva appieno, salvo poi ingranare di fretta e furia la retromarcia per evitare incidenti diplomatici che avrebbero compromesso gli accordi tra le due forze politiche di governo. I pentastellati sono andati anche oltre, facendo sparire pure quelle 5 proposte di modifica depositate in commissione Affari costituzionali a Montecitorio. Nessuna delle quali firmata dai potenziali ribelli, va ricordato. In questo modo il decreto è stato messo, come una pallina, su un piano inclinato e ha iniziato a correre sempre più veloce verso l'approvazione.
Gli unici momenti di tensione – se così vogliamo chiamarli – sono stati registrati in commissione Affari costituzionali, quando il Partito democratico ha sbattuto il muso contro la granitica compattezza giallo-verde, preferendo così ritirare i propri emendamenti, abbandonare i lavori e dare appuntamento all'aula per la vera 'battaglia'. Che perderà, ovviamente, vista la larghezza dei numeri della maggioranza alla Camera.
"Fanno finta di votare 600 emendamenti in commissione in poche ore", lamenta il deputato, Emanuele Fiano. Mentre la collega Barbara Pollastrini si dice "indignata", perché "questa volta lo scambio tra Lega e M5S sacrifica principi e valori fondamentali. In nome di una sicurezza che, nei fatti, renderà più insicuri cittadini e comunità, sacrificano civiltà e diritti umani". Alla fine l'organismo ha votato di dare mandato al relatore, Giuseppe Brescia, interrompendo di fatto la discussione e lasciando intonso il testo uscito dal Senato. A favore di questa soluzione hanno votato anche Fratelli d'Italia e Forza Italia, che comunque denuncia, per bocca del giurista Francesco Paolo Sisto, una "violazione della procedura parlamentare". E in caso di fiducia, Salvini non potrà contare sul supporto degli uomini di Berlusconi.
Le voci alte delle opposizioni, però, non spaventano i due 'contraenti' Salvini e Di Maio. Che stavolta non corrono il rischio di scontrarsi per nuovi casi De Falco e Nugnes, per intenderci. Dunque, non sarà necessario organizzare un altro vertice chiarificatore tra i due vicepremier. Soprattutto se, contemporaneamente, al Senato, anche il ddl Anticorruzione avrà una vita 'facile', con le correzioni sul peculato promesse dal ministro dell'Interno, in modo da avere il via libera definitivo nel terzo passaggio alla Camera entro il 31 dicembre. Prima, però, il dl Sicurezza. "Procediamo rapidi e veloci verso l'approvazione di una legge storica", dice il sottosegretario leghista, "La maggioranza è compatta e leale". Quando si dice 'volere è potere'.
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