A spendersi per primo è stato il vicepresidente forzista, nonché presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, a Torino insieme ai big di partito

Il tema è sempre lo stesso: bloccare le grandi opere equivale a far decrescere il Paese. Nello specifico, decidere di sospendere la realizzazione della Torino-Lione sarebbe l'ennesima "follia grillina". A una settimana di distanza dalla manifestazione Sì Tav, Torino è tornata a essere scenario della protesta a favore dell'opera. In piazza, questa volta con tanto di bandiere e inno, c'era Forza Italia che è tornata a lanciare strali contro il Movimento 5 Stelle ma che non ha risparmiato neanche l'alleato storico della Lega.

E se i grillini al governo sono stati definiti "un progetto inquietante di decrescita", ostile all'impresa, allo sviluppo, al lavoro, alle infrastrutture, l'intero esecutivo giallo-verde è stato accusato di creare "un danno enorme al paese" nel caso in cui decidesse di dire 'no' al Tav. Come prevedibile, il leader Silvio Berlusconi non era presente alla manifestazione torinese ma ha fatto sentire ugualmente la sua voce con una lettera inviata al migliaio di partecipanti, riuniti sotto il Comune.

L'imperativo è quello che va ripetendo da giorni, soprattutto dopo l'incontro avuto con i suoi a Palazzo Grazioli: la battaglia per il Tav deve diventare il simbolo della lotta contro la visione grillina dell'Italia e dei rapporti con l'Europa. Non a caso, a spendersi per primo è stato il vicepresidente forzista, nonché presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, a Torino insieme ai big di partito, la capogruppo alla Camera Mariastella Gelmini, il senatore Adriano Galliani, il vicecapogruppo vicario al Senato, Lucio Malan. "L'Ue – ha spiegato Tajani – si aspetta che l'Italia mantenga gli impegni presi e realizzi una grande opera infrastrutturale che coinvolga l'intera area padana".

Stretto infatti tra l'Europa che chiede di rispettare i tempi, la Francia che non ha alcuna intenzione di rinunciare alla Torino-Lione e ai finanziamenti comunitari collegati, e il mondo produttivo sempre più in allarme, il governo sembra muoversi in equilibrio precario. Tanto che lo stesso vicepremier Matteo Salvini è parso abbandonare il solito mantra dell' "aspettare l'esito dell'analisi costi-benefici" e dal palco milanese dell'assemblea nazionale della Cna ha parlato "agli amici di governo", con cui ha firmato il contratto: bene mantenere gli impegni ma poi "la realtà cambia e c'è bisogno di andare avanti e non indietro". E ancora: "se c'è qualcosa di cominciato vorrei finirlo". Parole pronunciate subito dopo l'ennesimo monito del Capo dello Stato Sergio Mattarella sulla necessità di investire nelle infrastrutture "necessarie".

A Torino, Tajani ha incontrato i rappresentanti regionali del tessuto industriale e produttivo e parla con il commissario di governo per la Torino-Lione, Paolo Foietta: a tutti ha ribadito di non credere all'esistenza della fantomatica analisi costi-benefici annunciata dal governo, bollata come una mera "scusa per prendere tempo e non andare avanti". E Gelmini ha incalzato: il ministro Danilo Toninelli si fermi e incontri il commissario.
 

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