Sabato 'l'onda' arancione, nata online su spinta del gruppo Facebook 'Sì, Torino va avanti', si dà appuntamento nel capoluogo piemontese. E dalle strade punta ad arrivare in alto nelle istituzioni

Per la prima volta il popolo del Sì alla Tav Torino-Lione scende in piazza. Sabato 'l'onda' arancione, nata online su spinta del gruppo Facebook 'Sì, Torino va avanti' e che ha scelto quel colore come segno distintivo, si dà appuntamento nel capoluogo piemontese. A capitanare l'iniziativa sette donne torinesi, che dopo l'approvazione in Consiglio comunale il 29 ottobre di una mozione M5S contro l'alta velocità hanno sentito "come un lutto, come se la montagna ci fosse crollata addosso: non potevamo accettare che la città venisse definita No Tav". Hanno aperto la pagina social e in poche ore sono state travolte dalle adesioni, arrivate fino a 37mila. Dal successo inaspettato la scelta di organizzare un evento pubblico, a cui si sono unite le categorie produttive e Mino Giachino, ex sottosegretario alle Infrastrutture di Forza Italia, promotore di una petizione in favore della Tav su change.org che ha superato le 58mila firme. Parole d'ordine 'rivoluzione gentile', leggasi pacifica, e apartitica. "Ci paghiamo tutto noi, non c'è nessuno dietro", rimarca Giachino, mentre Giovanna Giordano, una delle sette promotrici del gruppo social e del comitato omonimo, ammette che "il difficile sarà non farci attaccare addosso etichette", per questo se arriva qualcuno con delle bandiere "chiederemo di toglierle, le uniche che avremo sul palco saranno quelle dell'Italia e dell'Europa".

La manifestazione punta ad arrivare in alto nelle istituzioni. "Ci teniamo a chiedere la presenza di un garante a cui portare una serie di istanze relative alla Tav, superpartes, che al momento avremmo identificato nel capo dello Stato", spiega Patrizia Ghiazza, un'altra promotrice dell'iniziativa. Nel mirino l'analisi costi-benefici voluta dal Movimento 5 Stelle, che "non ha senso senza visione complessiva; ci sono cose che vanno fatte in un'ottica futura". Le sette, tutte professioniste affermate, non risparmiano nemmeno, in perfetto stile anglo-sabaudo, agri frecciatine all'indirizzo dei contrari all'opera. "Vogliamo portare in piazza compostezza, la fase dell'urlo è superata", e ogni riferimento è puramente voluto, fino a diventare esplicito: "Non sapete quanti verranno dalla Val di Susa, che si sentono ostaggio dei No Tav".

Il movimento, che da quasi 30 anni lotta contro l'opera, oscurato dall'attivismo del fronte opposto ha deciso di reagire a muso duro e organizzare una contro-manifestazione, sempre a Torino, per l'8 dicembre, in risposta a chi nega "ragioni documentabili" e le vere priorità del Paese. Sarà una guerra di numeri sull'affluenza nelle rispettive piazze e nessuno si sbilancia a fare previsioni.

Il clima è evidentemente teso, prova ne è un post su Facebook della consigliera M5S di Torino Viviana Ferrero, attivista No Tav, che accusa i promotori del raduno di sabato di portare pullman di persone "convincendo disperati, anziani disinformati, madamin salottiere". Parole da cui si è dissociata la sindaca pentastellata Chiara Appendino, in cerca di un argine al malumore crescente in città, e di cui alla fine Ferrero si è dovuta scusare.

Sullo sfondo, continua l'attesa per il responso della fatidica analisi condotta dalla struttura di missione presieduta dal professor Marco Ponti, che non ha mai nascosto nascosto critiche sulla Tav. Qualche lume sulle intenzioni del governo giallo-verde potrebbe venire dall'incontro organizzato per lunedì tra il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli e la sua omologa francese, Elisabeth Borne, che si è premurata di sottolineare che "se avrà domande sull'impegno della Francia, quella sarà l'occasione per rassicurarlo".
 

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata

Tag: ,