Il voto mercoledì mattina. Opposizioni in rivolta in Senato dopo la sospensione dei lavori. Il dem Marcucci parla di "Consiglio dei ministri fantasma". E continua la tensione anche sulla prescrizione nel Ddl Anticorruzione

Il governo annuncia la questione di fiducia sul decreto Sicurezza, dopo giorni di alta tensione tra Lega e M5S. Fonti di Governo specificano che c'è già stato il Cdm che autorizza la fiducia sul provvedimento. E il Pd va all'attacco. Il presidente dei senatori dem, Andrea Marcucci, ha chiesto al ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta, Riccardo Fraccaro, di spiegare alle opposizioni quale Consiglio dei ministri avrebbe autorizzato la questione di fiducia al decreto Sicurezza. "In conferenza dei capigruppo abbiamo chiesto al ministro Fraccaro di dirci esattamente quando si è svolto il Consiglio dei ministri che lo ha autorizzato a porre la questione di fiducia, ma non ci ha risposto e non capiamo quando e dove si sia stato questo Cdm, che io definirei 'fantasma', e forse non lo avrebbe nemmeno autorizzato. Mi sembra una cosa molto grave", ha detto Marcucci. 

A detta del parlamentare Pd, l'esponente di governo non avrebbe risposto. Fraccaro, però, avrebbe fatto notare che si tratta di una questione "endogovernativa", ovvero nella formula con la quale si fa richiesta di fiducia, non c'è l'obbligo di indicare quale riunione del Cdm lo abbia autorizzato. Marcucci però insiste sulla sua linea: "Alle nostre domande il ministro non ha risposto, dicendo che non è tenuto a farlo. Noi volevamo fugare ogni nostro dubbio in merito a notizie su un Cdm che si sarebbe svolto qui in Senato, ma così facendo Fraccaro non fa altro che alimentarli".

Il voto sulla fiducia è atteso per mercoledì mattina: l'aula del Senato, a partire dalle ore 9.30, svolgerà le dichiarazioni di voto dei gruppi parlamentari e al termine si voterà la fiducia sul decreto Sicurezza, con chiamata nominale, come ha stabilito la conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama. Secondo fonti di Palazzo Chigi in serata è previsto un vertice con al centro la questione della prescrizione tra Conte-Salvini-Di Maio. Ma il ministro dell'Interno sembra avere altri programmi: "Io stasera ho un vertice con rigatoni, ragù e Champions league", ha detto a margine dei lavori del Senato sul dl Sicurezza. Poco prima, aveva smentito una crisi nella maggioranza precisando: "Io sento quotidianamente Conte e Di Maio, però non ho la necessità carnale di incontrarli ogni 24 ore, perdonatemi questo mio limite… Esiste il telefono e certe cose si possono risolvere al telefono".

Sulla prescrizione, Salvini ha aggiunto: "Ci stiamo ragionando, ci sono giuristi e avvocati al lavoro. L'unica richiesta che ho fatto è di essere bestiali con i colpevoli, ma di non tenere sotto processo indefinitivamente milioni di italiani. In queste ore sto ancora lavorando sul mio decreto Sicurezza e immigrazione. Sono scaramantico, quindi fatemelo portare a casa e da domani pomeriggio si parla dell'universo-mondo",ha aggiunto il ministro dell'Interno. A chi gli chiedeva una replica al M5S, che invoca lealtà al segretario della Lega, ha detto: "È dal 1° giugno che siamo leali". Aggiungendo: "Nel contratto di governo c'è la riforma della prescrizione? Sì, e la faremo. C'è la riforma della giustizia? E allora la faremo. Sul come, però, stiamo lavorando". Poi ha chiuso le polemiche: "Se si vota stasera o domattina, se il dibattito dura due ore o due giorni, se c'è la fiducia o men…il dibattito mi interessa meno di zero. Mi interessa che diventi legge questo pacchetto", perché "bado alla sostanza e non alla forma. C'è una maggioranza forte, coesa e di cui vado orgoglioso, che è quella tra Lega e M5S", ha concluso Salvini.

In giornata l'aula di Palazzo Madama ha sospeso i lavori sul decreto, dopo la richiesta avanzata dal sottosegretario al ministero dell'Interno Nicola Molteni. È così iniziata la rivolta delle opposizioni, che hanno contrastato la richiesta e protestato con forza in Aula. Ha votato contro il Pd che ha chiesto con Alan Ferrari e Luigi Zanda di "rispettare il Parlamento". 

Proteste anche da Forza italia – "Prendiamo atto che il nostro invito al governo di non porre la fiducia non è stato accolto e questo ci impedisce di esprimere un voto favorevole al provvedimento – riporta una nota dell'ufficio stampa di Forza Italia al Senato dopo la riunione di gruppo – Con rammarico evidenziamo che il governo, apponendo la fiducia, depotenzia il valore politico del decreto Sicurezza. Una decisione, questa, presa per evitare che il Movimento 5Stelle andasse in frantumi su un provvedimento così importante e sentito dall'opinione pubblica. Pertanto il gruppo Forza Italia non parteciperà al voto. È l'unico modo per manifestare sostegno al decreto Sicurezza ribadendo allo stesso tempo di essere e rimanere all'opposizione senza se e senza ma, dicendo sì alla sicurezza e no al governo gialloverde".

Sul fronte M5S – I senatori critici sul decreto stanno valutando di intervenire singolarmente in aula dopo l'annuncio della fiducia. Non c'è una presa di posizione comune ai quattro (Paola Nugnes, Elena Fattori, Matteo Mantero e Gregorio De Falco), tale da configurare una 'fronda' interna al Movimento, ma ciascuno ha fatto un ragionamento proprio sul provvedimento di cui non approva diversi contenuti. Quando si voterà la fiducia i quattro potrebbero uscire dall'aula mentre durante il voto sul decreto ci saranno comportamenti diversi, dall'astensione al voto contrario. 

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