Nuovo vertice sulla legge di bilancio. Il vicepremier leghista si scaglia ancora contro l'Ue: "Dei suoi rimproveri me ne frego". Moscovici: "Bene riduzione". Ma poi torna all'attacco: "L'Italia cerca di disfarsi degli obblighi europei"
Dopo quello di martedì, un nuovo vertice di governo sul Def e sulla legge di bilancio è stato convocato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Il futuro del deficit è incerto. Mentre il ministro dell'economia Giovanni Tria sembra concordare con il vicepremier Matteo Salvini su un suo eventuale calo dopo il primo anno, il collega Luigi Di Maio precisa: "Scende solo se aumenta la crescita"
Salvini. Da martedì circolavano rumor secondo cui il governo M5S-Lega sarebbe stato pronto a far scendere i target sul deficit-Pil dal 2,4% del 2019, al 2,2% e al 2% nel 2020 e 2021. Il vicepremier Matteo Salvini conferma: "Il 2,4% del rapporto deficit/Pil solo per un anno? Lo abbiamo sempre detto. Noi quest'anno volevamo mantenere almeno una parte degli impegni sacrosanti presi con gli italiani. E' una manovra coraggiosa, le minacce che arrivano dall'Europa non mi sfiorano. L'anno prossimo debito e deficit scenderanno".
Il ministro dell'Interno mantiene anche la linea dura del governo in seguito agli avvertimenti arrivati dall'Ue dopo la diffusione della nota di aggiornamento del Def. "Abbiamo sempre detto che quest'anno avremmo fatto una manovra coraggiosa, anche se in Europa ci avessero bacchettato. Queste minacce proprio non mi sfiorano e, come D'Annunzio, dico me ne frego e tiro dritto",
Di Maio. Il vicepremier pentastellato è invece più cauto: Per il momento nella manovra "il rapporto deficit/Pil 2,4% resta sicuramente per il 2019, per il 2020 e 2021 stiamo vedendo di abbassare il rapporto con taglio sprechi e più investimenti, la crescita ci consentirà di ridurre il debito". Quale sarà dunque il numero indicato per i due anni successivi al 2019? "Lo leggerete", taglia corto Di Maio. E aggiunge: "Voglio essere chiaro: non taglieremo nulla alle spese sociali e alla crescita" per ridurre nei prossimi anni il rapporto deficit/Pil. "Nel 2019, nel 2020, nel 2021 ci saranno reddito di cittadinanza, pensioni di cittadinanza, riforma della Fornero, meno tasse per imprese e partite Iva. Poi se non la crescita e le clausole di salvaguardia si abbassano gli spread siamo contenti".
Tria. Anche il ministro dell'Economia interviene sull'argomento. "La strategia di politica economica del governo – ha spiegato – è quella di eliminare entro due anni il gap di crescita rispetto all'Europa e assicurare la diminuzione costante del rapporto debito-pil. In questa strategia il rilancio degli investimenti è la componente cruciale". E infatti il ministro rivela che nei prossimi tre anni il governo attiverà altri 15 miliardi addizionali d'investimenti pubblici: "Riteniamo di fondamentale importanza la riduzione del debito pubblico e va affrontato per ridurre la pressione fiscale".
Moscovici. Pierre Moscovici accoglie positivamente le indiscrezioni su un'eventuale riduzione del disavanzo. "E' un buon segnale che la traiettoria sia stata rivista, perché mostra che le autorità italiane ascoltano le preoccupazioni e le osservazioni dei loro partner e della Commissione europea". "Non è nell'interesse di nessuno avere una crisi tra Roma e Bruxelles, tra l'Unione europea e l'Italia", aggiunge il commissario Ue agli Affari economici, sottolineando nuovamente che "al 2,4%, è possibile che il deficit strutturale non si trovi nel percorso stabilito dal Patto di stabilità e crescita".
Poi però torna all'attacco. "Gli italiani hanno fatto la scelta di un governo decisamente euroscettico e xenofobo che, sulle questioni migratorie e di bilancio, sta cercando di sbarazzarsi degli obblighi europei", dice senza mezzi termini il politico francese.
Savona. Nel dibattito governo-Ue si inserisce anche Paolo Savona. Il governo italiano non ha alcuna intenzione di uscire dall'euro, garantisce il ministro per gli Affari europei, incontrando gli europarlamentari a Strasburgo, come riportato dai microfoni di Sky. "Stare in Europa e cercare finché è possibile di convivere bene con gli altri, rispettando l'euro, è uno dei punti cardine", afferma Savona, che aggiunge: "Io, prima ancora di aderire e dire ci sto, ho messo in chiaro questo: io non ho alcuna intenzione di intraprendere un'azione contro l'euro e, se parlo di rafforzarlo, vuol dire che la mia istanza è discuterne".
Poi, in merito ad un ipotetico default sul debito pubblico, dice: "L'Italia è decisamente diversa dalla Grecia: abbiamo una fortissima struttura industriale, abbiamo un ammontare di ricchezze enorme che, non trovando riscontro nel Paese, né protezione politica, né rendimento sufficiente, defluisce sull'estero". "Infatti – continua Savona – il vero dibattito è sul condono fiscale. Allora turiamoci il naso e, se facciamo il condono fiscale, siamo in grado di finanziare altre operazioni molto importanti, come l'intera Fornero".
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