Il day after del ministero dell'Economia è caratterizzato da una frenetica attività che ruota intorno a quel 2,4%
Quel 2,4% di deficit ha spiazzato tutti a via XX Settembre, dove c'era la convinzione che alla fine il ministro Giovanni Tria, magari con il supporto del Colle se necessario, riuscisse a tenere il numerino vicino alla soglia psicologica del 2%. Le cose sono andate diversamente: questo significa che per avere cifre e tabelle della nota di aggiornamento al Def bisognerà aspettare qualche giorno, perché calcoli e stime vanno aggiornati.
ripetuto per tre anni, dal 2019 al 2020, lontano di 0,8 punti da quel 1,6% su cui il ministro aveva puntato. Di certo Giovanni Tria, che ha compiuto 70 anni proprio venerdì, immaginava di trascorrere diversamente il giorno del suo compleanno: non barricato nel suo ufficio del Mef, con i telefoni roventi di richieste di chiarimenti, da parte di giornalisti e non solo. Già normalmente parco di parole, l'economista si è trincerato dietro un prevedibile mutismo. Nessuna dichiarazione nella giornata difficilissima del Consiglio dei ministri, nessuna conferenza stampa per spiegare il provvedimento – anche perché tutto è ancora da scrivere, come e più di altre volte – nemmeno una parola mentre i suoi colleghi parlano e riparlano, tra appuntamenti pubblici, dirette Facebook, stories su Instagram, dichiarazioni alla stampa in piazza, davanti palazzo Chigi.
Del resto, cosa dire per spiegare la difficoltà di un giovedì in cui Tria, che da mesi va sostenendo la necessità di introdurre le riforme in maniera graduale, e di dare segnali positivi ai mercati, di non rinunciare alla riduzione del debito, ha acconsentito alla richiesta dei due azionisti politici del governo di aumentare il deficit ben oltre la soglia che, da 'tecnico' ed esperto della materia, aveva difeso. "Ho letto sui giornali oggi che ieri aveva offerto le sue dimissioni, mi sono incuriosito e stamattina l'ho chiamato: ha negato assolutamente che ci sia stata questa prospettiva", ha assicurato il premier Giuseppe Conte, spiegando che "le dimissioni non sono mai state sul tavolo. Il ministro Tria rimarrà, come il governo, fino al 2023". Che il professore rimanga, almeno per ora, appare evidente. Il perché lo spiega una frase pronunciata mercoledì a Confcommercio: "Ho giurato sull'esclusivo interesse della nazione, e non di altri".
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