Il governo inizia a fare i conti per verificare lo stato delle finanze e capire come conciliarle con le promesse del contratto

Per la resa dei conti bisognerà aspettare. Perché venerdì, nel vertice di governo a palazzo Chigi, si è appena iniziato a farli, i conti, per verificare lo stato delle finanze italiane e per capire come si possano conciliare con le promesse del contratto di governo.

Intorno al tavolo si sono seduti il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il vicepremier e leader pentastellato Luigi Di Maio, il sottosegretario alla Presidenza e pontiere leghista Giancarlo Giorgetti, il ministro degli Affari Europei Paolo Savona e quello degli Esteri Enzo Moavero e, ovviamente, il titolare del Bilancio Giovanni Tria. Per circa due ore si sono confrontati sulla manovra, tra la lista delle priorità, lo stato dell'economia e il confronto sui rapporti con Bruxelles.

In questi primi 60 giorni di governo M5S-Lega, Tria ha più volte invitato alla prudenza i gialloverdi, ricordando l'obbligo di mantenere i conti in ordine. E non è un caso che il primo a lasciare il tavolo di lavoro sia stato proprio il ministro dell'Economia, intorno alle 13, seguito quasi a ruota da Giorgetti. Verso le 13.30 anche Di Maio ha salutato Conte e, a seguire, Savona e Moavero.

I partiti scalpitano. La scadenza dei cento giorni, tradizionale 'checkpoint' dei nuovi governi per verificare l'attuazione dei programmi elettorali, è dietro l'angolo e il 27 settembre il governo dovrà presentare in Parlamento la nota di aggiornamento al Def insieme al quadro programmatico delle riforme, un anticipo di quelle misure che verranno inserite nella legge di Bilancio che dev'essere pronta entro metà ottobre.

Per ora il Mef sta raccogliendo i desiderata dei vari ministeri. Rispetto al passato, si racconta, stavolta non sembra esserci quella che viene definita da sempre 'l'assalto alla diligenza', ma secondo fonti interne alla maggioranza, si tratta piuttosto di una 'qualificazione delle richieste'. Nel senso che si continua a parlare di miliardi (la cifra si aggira tra i 20 e i 30 miliardi), ma concentrati solo su determinati settori e non più 'diluiti' in mille poste di bilancio. Tria, sempre secondo le fonti, per ora non commenta. Raccoglie le richieste, annota e poi farà una sintesi "in autunno". Perché per la legge di Bilancio "c'è ancora tanto, tanto tempo a disposizione".

"Abbiamo deciso la programmazione economico-finanziaria che presenteremo nel prossimo mese di settembre", assicura il premier su Facebook, spiegando che si è fatta "una ricognizione dei vari progetti di riforma che consentiranno all'Italia di avviare un più robusto e stabile processo di crescita economica e di sviluppo sociale, rendendosi più competitiva sul mercato globale. Abbiamo esaminato i mutamenti del quadro macro-economico e le condizioni del bilancio a legislazione invariata".

Le richieste più esose arrivano, come prevedibile, dal ministero del Lavoro e dal Mise, entrambi gestiti da Di Maio, seguito dal ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, sempre in quota pentastellata con Danilo Toninelli, così come il ministero della Salute, la cui titolarità è nelle mani di Giulia Grillo. Tra i dicasteri targati Lega, le richieste più alte arrivano dalle Politiche agricole, guidato da Gian Marco Centinaio, che chiede risorse soprattutto per l'importante delega al turismo, in vista del piano per il rilancio del 'made in Italy'.

La lista, nei primi due mesi di governo, si è allungata: solo ieri Di maio ha parlato di coprire interamente il costo degli asili nido per le famiglie. Prima di tutto però ci sono i due cavalli di battaglia dei gialli e dei verdi: il reddito di cittadinanza e la flat tax. Tria ha espresso "soddisfazione per l'accordo sulle linee del quadro programmatico proposte, che confermano la compatibilità tra gli obiettivi di bilancio già illustrati in Parlamento e l'avvio delle riforme contenute nel programma di governo in tema di flat tax e reddito di cittadinanza".

Avvio, si ribadisce. E del resto anche Salvini ha dovuto ammettere che "la manovra economica d'autunno non avrà tutto subito, però i primi passi di flat tax, di smontaggio della legge Fornero e di stralcio delle cartelle di Equitalia, questo ci sarà". Perché "l'Italia sta morendo di tasse. Nella prossima manovra economica parte la rivoluzione fiscale. A qualcuno all'estero non piacerà? Pazienza, non ci faremo fermare da qualche rimbrotto". Un chiaro messaggio al'Europa e ai mercati, dove lo spread è tornato a salire.
 

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