È capitato che ministri e parlamentari abbiano 'ritoccato' il proprio curriculum. Incidente anche per Gigi Buffon nella bufera per un falso diploma

Per ministri e parlamentari il curriculum è spesso un cruccio. Il documento viene talvolta gonfiato, sperando di far bella figura, ma rischiando grosso. Gli incidenti in questo settore non mancano e superano i confini della politica: si veda il caso di Gigi Buffon, che si è ritrovato nella bufera per un falso diploma.

Le polemiche sul candidato premier, Giuseppe Conte, sono poca cosa rispetto a certi precedenti. Nella tornata elettorale del 2013, il candidato di 'Fare per fermare il Declino' Oscar Giannino ammise di non aver mai ottenuto il master della Business School di Chicago vantato sul Cv. E poi, tra lo stupore generale, confessò di non aver conseguito nemmeno due lauree, una in Giurisprudenza e l'altra in Economia. Più di recente, hanno fatto discutere il percorso formativo della ministra dell'Istruzione, Valeria Fedeli, e la tesi di dottorato preparata dalla sua collega che si occupa di Pubblica amministrazione, Marianna Madia. Un preciso atto di accusa contro Fedeli arrivò al momento stesso della sua nomina. L'autore era – non casualmente – l'attivista del 'Family Day' Mario Adinolfi, che puntava il dito contro la 'teoria gender' pronta a sbarcare, a suo dire, tra i banchi di scuola. Adinolfi scrisse che Fedeli "dichiara di essere 'laureata in Scienze Sociali', ma in realtà ha solo ottenuto il diploma alla scuola per assistenti sociali Unsas di Milano". Ad essere pignoli, comunque, al tempo del conseguimento del diploma il titolo era in effetti equipollente ad una laurea. Anzi, Fedeli poteva proprio fregiarsi di un 'diploma di laurea'. Sottigliezze? Certo. Ma, almeno al ministero di viale Trastevere, contano.

Nell'ultima campagna elettorale, invece, i giornali si sono concentrati sul curriculum di una giovane candidata M5S, Alessia D'Alessandro. La sua colpa? Essere stata improvvidamente presentata da Luigi Di Maio come "un'economista che lavora con la Cdu in Germania". In realtà la D'Alessandro era assistente nel centro studi del partito della Merkel. Una precisazione arrivata da Berlino ha chiarito che D'Alessandro non era "operativa in nessun ambito rilevante dal punto di vista politico". Ma la frittata era ormai fatta. E come se non bastasse, anche quella volta, come per il candidato premier Giuseppe Conte, era arrivata l'implacabile lente d'ingrandimento del corrispondente del New York Times, Jason Horowitz. In fondo, comunque, una laurea – più o meno blasonata – rimane un buon biglietto da visita. Ne sanno qualcosa Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Entrambi sprovvisti del titolo, hanno siglato il contratto di governo fregiandosi con un 'Signor' e non un 'Dottor'.

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