E il Carroccio individua almeno tre punti su cui lavorare insieme al partito di Di Maio

A percentuali ormai definitive, arriva per la politica il momento per commentare il risultato incerto delle elezioni del 4 marzo. Il Movimento 5 stelle e la Lega hanno già gioito nella notte.

Dal comitato elettorale, Alessandro Di Battista ha proclamato il trionfo e annunciato: "Tutti quanti dovranno venire a parlare con noi". E un Beppe Grillo di poche parole si è lasciato andare a un: "Se sono contento? Sono anziano, devo capire ancora". Poi, in conferenza stampa, Luigi di Maio ha sfoggiato i numeri della vittoria e si è detto pronto a governare il Paese

Anche il leader del Carroccio Matteo Salvini si è detto fiero del risultato e pronto a portare a casa il governo: "Ragioneremo prima di tutto con la squadra di centrodestra, con cui abbiamo vinto queste elezioni, ma il dialogo è aperto con tutti". Salvini rassicura gli alleati ma elogia il risultato degli avversari: "Complimenti al M5s che è indubbiamente il primo partito, ma siamo noi quelli che sono cresciuti di più passando dal 4 al 18%".

Tra i due partiti usciti vincitori dalle urne, almeno nelle percentuali, potrebbero aprirsi i primi spiragli di collaborazione. "Sarebbe il caso – ha commentato il vicesegretario della Lega, Lorenzo Fontana – che il M5s iniziasse a parlare e dire cosa vuole effettivamente fare, perchè noi già un paio di anni fa avevamo provato a vedere se c'erano dei punti in comune ma non abbiamo mai ricevuto risposta. Da parte nostra c'è apertura soprattutto con tutte quelle forze che vogliono cambiare l'Italia e l'Europa, ovviamente su dei temi che per noi sono fondamentali". E quali sono questi punti lo chiarisce Massimiliano Fedriga, capogruppo del Carroccio alla Camera: "Se dovessimo sederci a un tavolo con Di Maio metteremmo sul tavolo tre questioni: pressione fiscale, immigrazione e pensioni. Tre punti fondamentali da cui non possiamo prescindere. In questo momento la Lega ha la responsabilità della propria forza nella coalizione di centrodestra. Dialogheremo con tutti per cercare la soluzione migliore".

Ma c'è chi dalla coalizione frena duramente. Come Renato Brunetta: "Alleanza Lega-M5S? Assolutamente no perché l'alleanza del centrodestra non solo è solida, ma è l'alleanza della Lombardia, della Ligura, di decine di città". E sulla reazione di Silvio Berlusconi ai risultati aggiunge: "Sta bene è consapevole del centrodestra vincente, è un po' amareggiato per l'inversione dei pesi tra Lega e Forza Italia, ma anche questo fa parte delle regole del gioco".

Unica certezza della Lega sulla coalizione: Salvini premier, come da accordi preelettorali. E le congratulazioni arrivano anche dal governatore uscente della Lombardia Roberto Maroni, che nonostante i dissapori passati con Salvini, twitta: "Complimenti a Matteo  per la grande vittoria elettorale. Spero che la Lega e il centrodestra abbiano i numeri per governare".

Dopo la cocente sconfitta, per il Pd è arrivato il momento di un esame di coscienza. Il segretario democratico Matteo Renzi ha parlato alle 17 e ha annunciato: "Lascio la guida del Pd", dopo voci e smentite sulle sue dimissioni imminenti circolate per tutta la giornata. Dal ministro dell'Agricoltura Maurizio Martina e quello dello Sviluppo Economico Carlo Calenda il primo mea culpa: i dati sono parecchio sotto le stime e ci sono da capire gli errori che hanno portato a questo risultato. Lo stesso capogruppo dem alla Camera Ettore Rosato ha parlato apertamente di sconfitta. "Sicuramente c'è di mezzo il futuro del Pd e della sua leadership", ha commentato invece Emanuele Fiano, membro della Segreteria Nazionale.

Ammissione di disfatta anche per LeU. "Il risultato elettorale per noi è negativo. Resta, ancor più urgente, il tema di dare al Paese una sinistra popolare e di governo. Resta la necessità di costruire un partito che rappresenti il lavoro e i bisogni dei ceti popolari", scrive su Facebook il presidente della Toscana Enrico Rossi. "Ciò che abbiamo costruito in queste poche settimane – conclude Rossi – non dovrà andare disperso. Ci attende un cammino ancora più lungo". Sorpreso dei risultati anche Pippo Civati che colpevolizza Renzi della disfatta della sinistra al voto.

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