La denuncia dell'Unicef: 300mila bambini da soli in fuga

"Il traffico delle persone è una nuova terribile forma di schiavitù, più raffinata e quindi più crudele". Così Angelo Bagnasco, presidente uscente della Cei, in una conferenza stampa del Consiglio della Conferenze episcopali d'Europa.  

Sul tema dei migranti oggi la denuncia dell'Unicef: Molti bambini si spostano da soli e affrontano rischi particolarmente seri. In alcune parti del mondo questa cifra è aumentata vertiginosamente. Attraversando il pericoloso passaggio nel Mar Mediterraneo centrale, dal Nord Africa all'Europa, il 92% dei bambini arrivati in Italia nel 2016 e nei primi due mesi del 2017 risultavano non accompagnati. Un numero in aumento rispetto al 75% del 2015. Nel 2015-2016 si sono registrati almeno 300.000 bambini non accompagnati e separati presenti in 80 paesi – un numero quasi quintuplicato rispetto ai 66.000 nel 2010-2011. Il numero complessivo di bambini non accompagnati e separati in transito in tutto  il mondo è probabilmente molto maggiore.

Esistono motivazioni specifiche che spingono i bambini a intraprendere il viaggio da soli. Molti cercano di riunificarsi a membri della famiglia già all'estero. Altri rincorrono le aspirazioni delle loro famiglie, che sperano in una vita migliore per le nuove generazioni. La percezione dei potenziali benefici dell'emigrazione dei bambini, soprattutto verso alcune destinazioni, passa tramite i social network. Ulteriori fattori includono la disgregazione del nucleo familiare, violenze domestiche, matrimoni infantili  e reclutamento forzato.

Alcune rotte sono particolarmente cariche di pericoli. Secondo una recente indagine dell'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), oltre tre-quarti dei 1.600 bambini di età fra i 14 e i 17 anni arrivati in Italia attraverso la rotta del Mediterraneo Centrale hanno riferito di essere stati trattenuti contro la propria volontà o di essere stati costretti a lavorare senza retribuzione a un certo punto  del viaggio – segnali del fatto  che potrebbero essere stati oggetto  di tratta oppure sfruttati in altro modo. I responsabili di tratta, e altri tipi di sfruttatori, prosperano soprattutto dove le istituzioni statali sono deboli, dove abbonda il crimine organizzato e anche dove i migranti rimangono bloccati e in preda alla disperazione.
 

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