Maturato ieri lo strappo, la sindaca al ristorante mentre Malagò l'attendeva. Delrio: Roma perde un' opportunità

 Dopo la tregua olimpica e paralimpica, fra il Campidoglio e i vertici dello sport italiano si consuma lo strappo. Se il 'No' alla candidatura di Roma ai Giochi del 2024 di Virginia Raggi era notorio, la battaglia con il Coni e il Comitato Promotore si sposta sul tema dei numeri e delle motivazioni. In mezzo ci sono punzecchiature e scortesie come quella della sindaca, che ieri ha fatto attendere per 37 minuti Malagò e il presidente del Cip, Luca Pancalli, in Campidoglio dove erano stati convocati per le 14.30 prima che questi decidessero di lasciare il Comune seccati.

Come da programma Raggi si è invece presentata in conferenza stampa alle 15.30 motivando il suo parere contrario alla candidatura. "Dire di sì è da irresponsabili", le sue parole. "Noi diciamo No alle Olimpiadi del mattone, dei gusci vuoti. Non le vogliamo", ha aggiunto parlando della manifestazione a cinque cerchi come di un "sogno che diventa un incubo" e di "grande affare per le lobby dei costruttori". Raggi ha utilizzato delle slide, come è solito fare il premier Renzi, per dare forza alle sue argomentazioni citando anche uno studio della Oxford University sull'aumento dei costi nelle passate edizioni. "Paghiamo ancora i debiti di Roma 1960", ha detto puntualizzando come per i Giochi del 2024 già "Amburgo, Boston e Madrid hanno detto No". Allo stesso tempo la sindaca ha ribadito l'impegno e l'attenzione della sua giunta verso lo sport.
"Abbiamo un progetto più ambizioso delle Olimpiadi, ovvero recuperare le opere incompiute", ha assicurato chiarendo di non aver mai "avuto tentennamenti" sul No alla candidatura. Ora, sponda Campidoglio, manca ancora un passo formale ovvero una mozione in Aula per il ritiro della candidatura che fu invece approvata dall'assemblea capitolina nel giugno 2015 con 38 voti favorevoli e sei contrari, fra i quali quelli dei Movimento 5 Stelle ai tempi all'opposizione.

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