"Questa riforma porta il nome di Giorgio Napolitano. Ci serve e non ci fermeremo". Così il premier dal palco della festa dell'Unità

La riforma costituzionale "non è mia, anche io ho fatto degli errori a personalizzarla troppo. Questa riforma ha un nome e un cognome che è quello del senatore a vita Giorgio Napolitano". Lo ha detto il premier Matteo Renzi dal palco della festa dell'Unità di Bosco Albergati (Modena), che ha ribadito l'importanza di votare 'sì' al referendum di novembre. E per raccogliere consensi non solo tra gli elettori del Pd "adesso c'è bisogno di fare i comitati, andare casa per casa, persona per persona – ha aggiunto – a spiegare che questa riforma serve all'Italia, serve ai nostri figli".

"Questo referendum – ha proseguito – se passa elimina costi per la politica per circa 500 milioni di euro l'anno, pensate come sarà bello dall'anno prossimo metterli sul fondo per la povertà e passare quel fondo da 700 a 1200 milioni l'anno".

ALLA MINORANZA DEM. La minoranza Dem aveva acceso la polemica in seguito alla scelta di inserire come slogan sul manifesto della Festa dell'Unità la frase 'L'Italia che dice sì', ritenendo che fosse una forzatura. Renzi alla minoranza del partito che spesso non è allineata alle decisioni del governo  si è rivolto dicendo: "Noi abbiamo fatto la riforma costituzionale, l'abbiamo cambiata dopo una bella discussione con la minoranza interna, abbiamo fatto sei letture e se gli stessi parlamentari che hanno scritto la riforma adesso non la voteranno, allora dico: noi siamo felici di camminare con voi, ma se ci chiedete di fermarci non lo faremo perché questa riforma si serve, ce lo chiede l'Italia, ce lo chiedono i nostri figli". 

"Questa riforma nel merito è una riforma su cui è quasi impossibile votare no e infatti cosa fanno? – ha aggiunto – La personalizzano e dicono che io esagero". "Se si dice no rimane tutto come adesso – ha aggiunto –  Vi tenete 845 parlamentari, i parlamentari più pagati d'Occidente". Renzi ha anche criticato le opposizioni, che vorrebbero tagliare i costi della politica, ma criticano la riforma costituzionale pensata voluta dal suo esecutivo. "Dopo 30 anni  – ha aggiunto – c'è finalmente qualcuno che le cose le sta facendo e questo li manda fuori di testa".  "Qual è la strategia per il referendum? – ha proseguito –  Dire la verità, perché la verità gli fa male lo sai".
 

IMMUNI DA SINDROME BERTINOTTI. "Noi dalla sindrome Bertinotti siamo immuni. Lo dico oggi che Romano Prodi festeggia il suo compleanno, auguri professore, lui sa cosa vuol dire la sindrome Bertinotti", ha aggiunto Renzi. "Basta con la rissa continua – ha detto rivolto alla minoranza del partito – Se non sono d'accordo, vengano al congresso e lo dicano", ha continuato. -"C'è gente tra di noi che pur di far perdere i propri, è disponibile a mandare a casa un intero sistema. Vengano al congresso. Ma basta con la rissa continua. Con la rissa continua perde l'Italia", ha aggiunto Renzi.

JOB ACT, PROVVEDIMENTO PIU' DI SINISTRA DEGLI ULTIMI ANNI.  "La lotta al precariato e il jobs act sono la cosa più di sinistra che sia mai stata fatta negli ultimi anni", ha sostenuto il presidente del Consiglio che ha ricordato che grazie alalr iforma del lavoro "599milaperson e hanno trovato un impiego e il 75% a tempo indeterminato grazie al Job Act. Non è una statistica: non sono voti, sono volti. C'è gente che ha potuto prendere il mutuo grazie a questo: la lotta al precariato e il Jobs Act – ha ribadito – è la cosa più di sinistra che sia mai stata fatta negli ultimi anni".

PENSIONI. "Ci sono ancora un sacco di cose da fare, come le pensioni, è un tema sul quale bisogna lavorare perché in passato si è intervenuto con l'accetta, c'è uno scalino tropo grosso e le pensioni minime sono troppo basse. Quindi deve esser chiaro che dovremo trovare risorse in più per le pensioni".

Tre anni fa il premier aveva fatto lo stesso tour e oggi è tornato per raccontare i risultati raggiunti in 36 mesi di governo. Molte cose sono cambiate – ha osservato Renzi – ma non va tutto bene adesso. "Merito del Pd cha ha scelto di scommettere sullasperanza e non sulla rabbia, che ha iniziato a fare le cose concretamente".  Renzi ha ricordato anche che "tre anni fa le riforme erano bloccate, uno dei nostri era in sciopero della fame per la legge elettorale, la riforma costituzionale era su un binario morto e Berlusconi era primo nei sondaggi, si discuteva dalla mattina alla sera su come togliere la tassa sulla prima casa, non ci si riuscì e fu cambiato nome, la cultura faceva notizia per i crolli, i diritti civili e sociali non erano all'ordine del giorno, Expo sembrava impossibile da realizzare e le grandi opere erano cantieri infiniti".
 

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