Fa politica da quando era ragazzo. Assessore al Welfare della giunta Pisapia, ha rivoluzionato le Politiche sociali del Comune di Milano.

Fa politica da quando era ragazzo. Assessore al Welfare della giunta Pisapia, ha rivoluzionato le Politiche sociali del Comune di Milano. E ora Pierfrancesco Mahorino – uno dei quattro candidati alle primarie del centrosinistra – si propone di guidare la città, con idee e progetti che, insieme a quelli di Francesca Balzani, guardano più a sinistra.

 

A Milano quella dello smog è diventata una vera e propria emergenza, che si vince solo con nuove politiche in tema di trasporti pubblici. Se verrà eletto sindaco, cosa intende fare?

"Dobbiamo avere l'obiettivo di diventare, in alcuni anni, una città nella quale si possa rinunciare all'auto privata, come già avviene in tante metropoli europee. Nel 2030 dobbiamo fare in modo che si possa lasciare l'auto a casa. Per far sì che sia un traguardo raggiungibile, dobbiamo mettere in campo iniziative molto più radicali e nette. Occorre potenziare il trasporto pubblico, la mobilità condivisa e l'uso delle bici. Bisogna anche pensare all'estensione di Area C entro il 2021, affiancandola ad un trasposto pubblico forte e capillare. È necessario quindi varare misure per incentivare il trasporto pubblico, con esenzioni per disoccupati, precari e pensionati poveri. Gli altri, però, devono pagare. Sono contrarissimo al fatto che i milanesi ricchi non paghino il biglietto dell'autobus".

 

La giunta Pisapia ha fatto molto per le periferie, ma tantissimo resta da fare. Lei cosa propone?

"Dobbiamo andare avanti con grande orgoglio, abbiamo fatto interventi importanti, ma è evidente che dobbiamo fare ancora di più. Dobbiamo spostare attenzione, impegno e soldi da quello che si è pensato di fare in centro, alle periferie. Si potrebbero dirottare, ad esempio, i 30 milioni di euro che abbiamo a bilancio per la riqualificazione della Galleria Vittorio Emanuele, il 'salotto buono della città', verso i quartieri popolari. Dobbiamo anche affrontare la vergogna del 9500 alloggi popolari ancora vuoti, a fronte di 21mila persone senza casa. La Regione e il Comune devono mettere a disposizione immediatamente circa 2000 case, in modo che i cittadini le possano sistemare a loro spese e poi possano abitarci. Per arrivare all'obiettivo di avere zero case vuote, dobbiamo decidere che questa è la nostra priorità ed è importante tanto quanto il dopo Expo. Riqualificare le periferie significa anche incentivare i ragazzi e le nuove imprese, dare loro gratuitamente spazi del Comune per 5 anni e un contributo di 10 mila euro per avviare la loro attività".

 

Le energie anche nell'ambito della Cultura, in parte anche grazie ad Expo, a Milano si sono riattivate. Come fare per non far spegnere questo fuoco?

"La liberazione delle energie culturali è un passaggio cruciale per Milano. Le città nel mondo che investono in sapere e cultura non buttano via i soldi ma crescono di più e meglio. È un fattore di sviluppo. Occorre quindi riqualificare gli spazi, distribuire la cultura e il sapere nei quartieri come un'opportunità, dedicare dei luoghi alla cultura, potenziare le biblioteche. La cultura è uno dei motori intelligenti della crescita di Milano".

 

Cosa può fare il futuro sindaco di Milano per favorire l'occupazione?

"Vanno fatte cose diverse, che concorrano però a far crescere tutta Milano assieme e alla stessa velocità. Milano è la quarta maggiore area metropolitana d'Europa in termini di Pil, ma questo deve significare più opportunità per tutti, non solo per alcuni. Va vinta la scommessa del dopo Expo, puntando su ricerca e innovazione. È una grande partita nazionale e Milano deve poter dire la sua per il futuro della città. Vanno introdotte misure di sostegno al reddito, come il reddito minimo comunale. E poi occorre promuovere nuove azioni per favorire la creazione di nuove imprese intelligenti, in nome della sostenibilità ambientale e della rigenerazione di tutta la città".

 

Il prossimo sindaco sarà anche quello che deve affrontare il post Expo. Lei cosa propone?

"Il post Expo vuol dire tante cose. Per prima cosa voglio avere accesso ai conti della manifestazione. Zero ambiguità. Voglio capire qual è l'eredità sul piano dei bilanci. In secondo luogo, il grande tema dell'alimentazione e del diritto al cibo va coltivato anche dopo la fine di Expo, puntando al recupero delle derrate alimentari non utilizzate e alla riqualificazione dell'Ortomercato. Terzo, sull'area di Expo voglio ricerca, sapere e innovazione, un sacco di ragazzi, un'offerta culturale adeguata, il parco. Se poi alcune facoltà scientifiche andranno via da Città Studi, in quel quartiere non si potrà fare una cementificazione selvaggia, ma andranno realizzati interventi concertati con le varie Zone della città".
 

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