Da soli due anni fa parte della giunta di Pisapia come assessore al Bilancio, ma in meno di 24 mesi è diventata vicesindaco
Da soli due anni fa parte della giunta di Giuliano Pisapia come assessore al Bilancio, ma in meno di 24 mesi ha rimesso in sesto i conti disastrati di Milano ed è diventata vicesindaco. Genovese di nascita e milanese di adozione, Francesca Balzani si candida a guidare la città e a raccogliere l'eredità dell'attuale sindaco, che si è schierato al suo fianco.
A Milano quella dello smog è diventata molto più che un'emergenza. Per vincerla un ruolo fondamentale lo giocheranno i trasporti pubblici. Qual è la sua proposta?
"Battere lo smog e migliorare la qualità dell'aria sono i grandi obiettivi del prossimo mandato. A dicembre abbiamo indetto tre giorni di blocco totale del traffico e a gennaio abbiamo avuto oltre 11 giorni di sforamento dei livelli consentiti di Pm 10. È chiaro che dobbiamo intervenire subito in modo drastico. Io propongo diverse soluzioni. La prima è di sperimentare gradualmente la gratuità dei mezzi di superficie. Penso anche a posteggi remoti, per far sì che tutte le auto che ogni mattina arrivano dalla città metropolitana siano invogliate a fermarsi prima di arrivare in centro. In terzo luogo vorrei che considerassimo la possibilità di allargare gradualmente l'Area C".
La giunta Pisapia ha fatto tanto per le periferie, ma tantissimo ancora resta da fare. Se sarà eletta sindaco, quale sarà il suo progetto per questi quartieri, più marginali rispetto al centro storico?
"Dovremmo rompere la contrapposizione tra centro e periferie e creare una città policentrica, dove si riscopre la vita e la dimensione dei quartieri. Saranno di grande aiuto i Municipi (appena introdotti con una delibera approvata dal consiglio comunale, ndr.) che a differenza degli attuali Consigli di zona avranno competenze precise, budget e capacità di risposta effettiva. Bisogna anche prendersi in carico il grande tema delle case popolari. Con la gestione da parte di Metropolitane Milanesi, e dunque del Comune, l'amministrazione si è presa la responsabilità di una parte importante della città. Dobbiamo fare lo stesso anche con le case di proprietà della Regione, che gestisce ancora Aler. E poi bisogna puntare sulla manutenzione degli immobili e sulla lotta alle case vuote. Abbiamo 9500 case sfitte e dobbiamo occuparle tutte, perché gli spazi vuoti generano insicurezza".
Expo è riuscita a catalizzare molte delle energie culturali della città. Lei che progetti ha per questo importante settore?
"Milano ha una straordinaria produzione culturale attorno ai grandi musei, teatri, chiese. Ma occorre qualcosa di più. Servono spazi e attenzione, come abbiamo fatto lo scorso anno con lo Sportello Unico, che va portato avanti e digitalizzato. Serve anche un bel portale che comunichi in modo efficace e accurato tutte le produzioni culturali a livello internazionale e diventi anche uno spazio per gli operatori".
In Italia la ripresa si è innescata ma l'occupazione ancora risente della crisi. Cosa potrà fare il futuro sindaco per il settore del lavoro?
"Si crea occupazione quando si crea sviluppo, e una città cresce quando è attraente, anche a livello internazionale. Credo che dovremo lavorare molto sulla formazione, a partire dalla lotta all'abbandono scolastico e recuperare in maniera forte il tema della formazione professionale. La città metropolitana ha ereditato dalla Provincia le agenzie formazione lavoro. Bisogna fare un investimento per renderle efficienti, collegarle con le iniziative del Comune e trasformarle in un vero sostegno per chi ha perso il lavoro o cerca il primo lavoro.
Il prossimo sindaco sarà quello che dovrà affrontare il post Expo. Qual è la sua ricetta?
"Abbiamo già da considerare come punto di partenza il progetto proposto dal governo, lo Human Techno Pole. È importante coinvolgere il sistema delle università milanesi, perché è impossibile che funzioni senza il coinvolgimento delle eccellenze della nostra città. Questo centro di ricerca avanzata, però occuperà solo una piccola parte dello spazio disponibile. Più di metà del sito di Expo sarà adibito a verde pubblico e per tutta la restante parte abbiamo immaginato un parco dedicato ai temi dell'alimentazione. Forse però sarebbe meglio coinvolgere i milanesi, magari con un 'débat public', per capire cosa vogliono che venga realizzato in quell'area"
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