dall’inviato Fabio De Ponte
Bruxelles (Belgio), 17 dic. (LaPresse) – Promette di essere un Consiglio europeo con i fuochi di artificio, quello che si apre oggi a Bruxelles. I temi sul tavolo sono tanti, si incrociano tra loro e il premier italiano Matteo Renzi ci arriva con una crescente insofferenza che lo spinge a una presenza di maggior peso del solito. Proprio per questo oggi prenderà parte, infatti, alla riunione prevertice dei leader del Pse. Dopo di che ha in programma un incontro bilaterale col presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, seguito da uno col presidente del Parlamento comunitario Martin Schulz.
I temi di insoddisfazione sono molti: a partire dalla procedura di infrazione contro l’Italia per la mancata registrazione dei migranti. “Trovo davvero strabiliante – ha detto ieri alla Camera Renzi – la procedura di infrazione dell’Europa perché non tutte le persone che abbiamo salvato in mare sono state identificate con le impronte digitali. Quando successe alla Germania, la cancelliera Merkel disse ‘prima la solidarietà, poi la burocrazia’, ma quello che vale per la Germania sembra non valere per l’Italia”. Forse anche per questo Renzi starebbe pensando, secondo quanto scrive il Corriere della sera oggi, a sostituire l’ambasciatore italiano a Bruxelles Stefano Sannino, colpevole di un atteggiamento troppo prudente nei corridoi comunitari.
Ma il fatto che l’attacco sia indirizzato alla Germania non è casuale. Proprio con Berlino infatti i rapporti si stanno facendo più tesi. E’ la cancelliera tedesca Angela Merkel quella che mostra la maggiore insoddisfazione per i ritardi italiani su registrazioni e hotspot. Ma anche sugli altri temi Roma e Berlino sono su fronti opposti: l’Italia vorrebbe da sempre una normalizzazione dei rapporti con la Russia, la Germania si oppone energicamente. L’Italia vorrebbe il completamento dell’unione bancaria con la garanzia europea sui depositi, e Berlino dice no.
E ancora, se Renzi dice che bisogna “fare di tutto per far restare il Regno Unito nell’Unione Europea, ma senza diritto di veto, che sarebbe ingiustificabile e impraticabile”, accenti diversi risuonano invece dalla Germania, che si è detta ieri pronta a essere “estremamente utile” alla causa del premier britannico David Cameron – che vuole rivedere le condizioni della partecipazione di Londra alla vita europea – per bocca di un funzionario nel corso di un briefing alla vigilia del vertice, spiegando che “il governo tedesco ha un interesse molto grande al fatto che la Gran Bretagna resti membro dell’Ue”.
Al vertice la Merkel ha preso come al solito l’iniziativa, organizzando un incontro a margine del summit sui temi dell’immmigrazione con Austria, Svezia, Olanda, Grcia, Finlandia, Belgio e Lussemburgo, al quale è invitato anche il premier turco Ahmet Davutoglu. All’incontro l’Italia non partecipa – essendo legato soprattutto al tema dei ricollocamenti interni – e Renzi ha puntualizzato ieri, nel corso dell’informativa alle Camere, che non di sola Turchia vive la questione.
Sembra essere sempre più quella atlantica la sponda italiana in politica estera, con la conferenza di Roma sulla Libia che ha raccolto soprattutto l’appoggio del segretario di Stato Usa John Kerry, e l’impegno italiano in Iraq, con l’invio di 450 militari a difesa della diga di Mosul, frutto di una intesa proprio con Washington.
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