Roma, 28 ott. (LaPresse) – Corradino Mineo esce dal gruppo del Pd al Senato. Un altro abbandono eccellente dopo quelli di Stefano Fassina e Pippo Civati. Lo ha annunciato anche su facebook dove in un lungo post ha scritto: “Nel 2013 ho accettato la candidatura come capolista in Sicilia e sono stato eletto in Senato con il Pd, partito che allora parlava di una ‘Italia Bene Comune’. Non amo i salta fossi e quando il segretario-premier ha modificato geneticamente quel partito, provocando una scissione silenziosa, aprendo a potentati locali e comitati d’affare, e usando la direzione come una sorta di ufficio stampa di Palazzo Chigi, ho continuato a condurre la mia battaglia nel gruppo con il quale ero stato eletto”.

I TANTI DISSENSI. “Però è vero – sottolinea Mineo – che ho votato troppe volte in dissenso: sulla scuola, la riforma costituzionale, l’Italicum, il jobs act, la Rai. Ed è vero che una nutrita minoranza interna, che sembrava condividere alcune delle mie idee, si è ormai ridotta a un gioco solo tattico, lanciando il sasso (ieri sulla legge costituzionale, oggi sulla legge di stabilità) per poi ritirare la mano”.

IL PROCESSO SOMMARIO. “Ieri, poi, Luigi Zanda mi ha dedicato – senza avvertire né me né altri di quale fosse l’ordine del giorno – una intera assemblea, cercando di ridurre le mie posizioni politiche a una semplice questione disciplinare, stilando la lista dei dissidenti ‘buoni’, Amati, Casson e Tocci e del ‘cattivo’, Mineo. Il Pd non espelle nessuno – ha detto Zanda – ma nelle conclusioni ha parlato di ‘incompatibilità’ tra me e il lavoro del gruppo. Non espulsione, dunque, ma dimissioni fortemente raccomandate”.

LEGGE STABILITA’ E ISOLAMENTO PD. “Come deluderlo? Da oggi lascio il gruppo, auguro buon lavoro ai senatori democratici e continuerò la mia battaglia in Senato, cominciando dalla legge di stabilità che, come dice Bersani, ‘sta isolando il Pd'”.

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