Roma, 20 ott. (LaPresse) – “Solo i brigatisti potranno rivelare la verità su via Fani. E questo mi fa ancora più rabbia. Perché il loro silenzio è il frutto di un accordo con pezzi dello Stato. Il loro tacere è la volontaà di mantenere questo patto. Le loro mezze verità solo un tentativo di batter cassa. Vorrei sapere come, e per ordine di chi, fu ucciso mio padre. Gli ex brigatisti non hanno detto tutto. E c’e’ ancora una parte di loro che lavora sottotraccia portando avanti ideologie del passato”. In un’intervista al settimanale ‘Oggi’, in edicola da domani, Giovanni Ricci, figlio di Domenico, uno dei cinque agenti uccisi in via Fani il 16 marzo 1978, rilancia tutti i dubbi sull’episodio più oscuro delle Brigate Rosse che sequestrarono e poi uccisero Aldo Moro.

Dice Giovanni Ricci: “Stando all’ultima relazione della polizia scientifica avrebbero sparato solo dal lato sinistro. Allora non mi spiego perché ci sono, e sono evidenti, i colpi dall’altra parte. Stando a una elaborazione grafica tridimensionale, i brigatisti, in movimento, avrebbero sparato attraverso il deflettore di sinistra, quindi si sarebbero spostati a destra. E tutto questo ‘balletto’ sarebbe stato fatto da killer, per loro stessa ammissione, poco esperti, e con mitra e pistole che si incepparono quasi subito. Dei 91 bossoli rinvenuti, tolti i due esplosi dall’agente Iozzino, 49 provengono da un’unica arma, 22 da un’altra: a impugnare queste furono secondo me mani esperte perché in frazioni di secondo colpirono, e con le auto in movimento, senza ferire Moro. Inoltre, dalle traiettorie si evince che il numero delle persone che spararono è superiore a quello riferito da Morucci”. E lancia un appello: “L’ex terrorista presente in via Fani Alessio Casimirri è ormai un cittadino nicaraguense, e non rientrerà mai più in Italia: lo invito a contattarmi. Nessuno potrà farti niente, se hai un minimo di coraggio chiamami e parlami”.

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