di Maria Elena Ribezzo

Città del Vaticano, 7 ott. (LaPresse) – “Il cristianesimo è sempre fuori moda”. Con queste parole don Luigi Maria Epicoco, teologo della Pontificia Università Lateranense, ha spiegato a LaPresse come dal Sinodo non verranno, a suo avviso, cambiamenti nella Dottrina, che però ha bisogno di trovare parole nuove per arrivare alla comunità.

“Penso che la sostanza non cambierà assolutamente – ha detto -. Il cristianesimo non è un pensiero mondano, però ha bisogno anche di essere raccontato. Il Sinodo certamente troverà una forma adatta per dire qualcosa che rimane valida”. In questi giorni, una serie di dichiarazioni choc rischia di rendere scivoloso il pavimento di un dibattito tutto incentrato sulla famiglia.

D. Ieri don Gino, parroco di Trento, ha giustificato ai microfoni di La7 comportamenti di pedofilia ad opera di sacerdoti. Come si sradicano queste situazioni? R. “Non ho letto in maniera approfondita le sue dichiarazioni, ma la Chiesa è fatta anche di persone che a volte non usano tutto il metro di giudizio per parlare di un argomento e riportano opinioni che a livello mediatico vengono appiccicate a quel che pensa la Chiesa. Certamente condanniamo fermamente la pedofilia. Da Papa Benedetto XVI in poi, c’è stata una presa di posizione profondissima rispetto al problema”.

D. Si tratta di un episodio isolato? R. “Spero che episodi come questo siano limitati, ma che ne esistano altri penso di sì. Il Vangelo dice che il grano cresce con la zizzania e che è difficile separare le due cose senza fare danni. In tutti gli ambiti ci sono persone che dovrebbero usare meglio la testa e dovrebbero farsi capire bene quando dicono una cosa del genere”.

D. Il coming out dell’ex monsignor Charamsa, che ha dichiarato di essere gay e ha presentato al mondo il suo compagno, quanto può danneggiare le posizioni dei progressisti? R. “Per formazione filosofica non mi piace dividere gli eventi ecclesiali tra progressisti e tradizionalisti, perché significa chiudersi in degli schemi che non sempre riescono a raccogliere tutta la realtà. Mi piace pensare che le persone, invece di ragionare sul pregiudizio, ragionino tenendo gli occhi aperti. Non conosco questo sacerdote, immagino la sua sofferenza. Non credo che la contrapposizione di idee porti a qualcosa, l’ascolto sì. La situazione si è trasformata in gossip e pubblicità, non aiuta ad andare in profondità ma a creare altro fumo.

D. Pensa che ci sia stata una macchina mediatica premeditata? R. “Non lo so. Penso che sia immaginabile che un evento del genere possa scatenare una tempesta mediatica, ma non so se ci sia stato dolo”.

D. C’è una parte dei lavori cui i media si sono affezionati di più, che però è effettivamente il segno di una società che sta cambiando. Come fa la Chiesa a intercettare questi cambiamenti? R. “Starei attento a interpretare il Sinodo attraverso i media, perché i media per fare sintesi devono fermarsi su alcune questioni. Ma la realtà è più complessa. Bisogna riscoprire la bellezza del Vangelo della famiglia all’interno del quale ci sono anche tematiche particolari che riguardano la vita, la relazione, il divorzio, eccetera, e che vanno rilette in un ambito più grande. Non va banalizzata la sofferenza”.

D. Papa Francesco è tra i ‘papabili’ al Nobel per la Pace. Che segnale sarà per il mondo se dovesse vincere? R. “Credo che il Santo Padre non pensi o aspiri al Nobel in nessun modo. È un uomo che, piuttosto, fa la pace. Dice sempre una cosa molto bella: se vuoi la pace devi innanzi tutto cambiare tu. Il più grande contributo in questo senso è la conversione di se stessi.

Non credo che un premio possa enfatizzare l’impegno del Papa. Perché la pace che porta Gesù Cristo non è di questo mondo, è molto più profonda. Cristo non ha mai voluto cambiare i contesti. Il cuore dell’uomo sì. Per questo poi cambiano i contesti: perché è cambiato l’uomo”.

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