Roma, 6 ott. (LaPresse) – Due aerei a pilotaggio remoto, i Predator, un velivolo da rifornimento in volo KC 767 e 4 Tornado in missione di ricognizione e sorveglianza. E poi 530 uomini. E’ il contributo dell’Italia alla coalizione contro lo Stato islamico, formata da oltre 60 Paesi. La missione italiana si chiama ‘Prima Parthica’, dal nome di una legione romana creata nel 197 dall’imperatore Settimio Severo la cui presenza in Medio Oriente è accertata sino agli inizi del V secolo.

L’attività italiana è legata prevalentemente all’Iraq, in particolare, attraverso i carabinieri, alla formazione delle forze di sicurezza curde e irachene, con la presenza più consistente a Baghdad ed Erbil. In quest’ultima città, in particolare, l’Italia impiega al momento 200 militari, di cui 120 istruttori. I corsi che vengono svolti a favore dei peshmerga sono: formazione basica di fanteria; addestramento all’uso del sistema controcarro Folgore, addestramento all’uso dei mortai e dell’artiglieria, corso per tiratori scelti (snipering), primo soccorso, counter Ied (cioè individuazione di ordigni artigianali).

Ma i militari italiani sono inseriti a diversi livelli negli staff di comando della coalizione. E i mezzi italiani offrono, oltre al rifornimento in volo (il che potenzia l’autonomia dei mezzi di altri Paesi) informazioni dal terreno raccolte con attività di ricognizione, che poi servono per la pianificazione di missioni di attacco vere e proprie.

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