Roma, 27 ago. (LaPresse) – “Sulle intercettazioni penso da tempo che un intervento normativo sia necessario“. Lo dice in un’intervista al ‘Corriere della Sera’ Giovanni Legnini, da vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, spiegando che i punti fermi sono “no a limitazioni nell’utilizzo delle intercettazioni a fini di indagine; no a limitazioni del diritto di cronaca; sì ad una disciplina più rigorosa sull’obbligo di stralcio e distruzione degli ascolti irrilevanti ai fini di indagine, prevedendo precise responsabilità e sanzioni per chi le diffonde illecitamente. Si tratta di garantire il bilanciamento di tutti gli interessi in gioco, compreso il diritto alla riservatezza”.

Se scegli di fare politica“, ha detto poi Legnini, “non farai più o sarà molto più complicato fare carriera nella magistratura. Ma ora ritengo che si possa fare un ulteriore passo avanti. Proporre al legislatore un intervento che, tenendo conto dei vincoli costituzionali, non consenta a chi ha scelto di fare politica di tornare indietro. Spero che l’intero consiglio discuta e faccia propria questa proposta, sarebbe un segnale nel rapporto politica-magistratura”. Secondo il vicepresidente del Csm, infatti, “chi ha scelto l’appartenenza politica, c’è il rischio concreto che non riesca più a garantire imparzialità e terzietà. E quindi è bene che non rientri”.

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