di Donatella Di Nitto
Roma, 30 lug. (LaPresse) – La democrazia di un Paese non sarebbe tale se ci fosse un solo uomo al comando, tanto meno se fosse il presidente della Repubblica. “Non è possibile in democrazia, e la nostra Costituzione disegna un sistema equilibrato, un accorto e felice sistema di equilibri e di controlli reciproci e di influenze vicendevoli tra organi e poteri dello Stato, e questo equilibrio esiste e rimarrà nella Costituzione”. Sergio Mattarella, nel suo stile pacato, quasi sussurrato, apre così la cerimonia del Ventaglio al Quirinale, organizzata dall’Associazione stampa parlamentare, ed è immediato, anche se non esplicito e non poteva essere altrimenti, il richiamo al presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Quello dell’uomo solo al comando ricorda non solo la frase della presidente della Camera Laura Boldrini sul premier, ma anche le numerose accuse delle opposizioni su metodi e modi dell’ex sindaco di Firenze.
Il capo dello Stato parte da questo presupposto e tesse un ragionamento che risponde anche a coloro che, nei primi sei mesi della sua presidenza, hanno più volte invocato un suo intervento su provvedimenti approvati dal Parlamento e duramente contestati dalle forze politiche della minoranza. Dalla legge elettorale alla riforma della scuola, tutti disegni di legge che secondo le opposizioni il presidente della Repubblica non doveva firmare. Mattarella ricorda che “il presidente della Repubblica non dispone di un potere di veto, può come è noto soltanto chiedere al Parlamento un riesame e soltanto quando riscontri una chiara violazione della Costituzione, un chiaro contrasto con la Costituzione”. E ancora, il capo dello Stato richiama ai dettami della carta costituzionale “presidiata da regole che vanno rispettate rigorosamente” e che “non possono essere violate neppure per intenzioni che si ritengono buone”. Tra queste, ribadisce Mattarella, “c’è quella che prevede il rispetto dei propri limiti e delle competenze altrui”, mentre in Italia “affiora la tendenza, peraltro piuttosto diffusa, a straripare dai propri confini, a penetrare nell’ambito di competenze altrui, ad appropriarsi di funzioni che spettano ad altri”. Secondo Mattarella, invece, rispettare “il limite delle proprie competenze” è “anche la migliore garanzia per la difesa dei confini delle competenze di cui si è titolari. Questo vale anche per il presidente della Repubblica nei rapporti soprattutto con Governo e Parlamento”.
La cerimonia del Ventaglio, di cui Mattarella ha ricordato il primo appuntamento alla fine dell’800, è stata come ogni anno l’occasione per trattare a 360 gradi tutti i temi dalla politica interna a quella estera, alle tensioni sociali, al dramma degli immigrati, al terrorismo, fino alla tanto discussa Unione europea, che, ancora una volta, il capo dello Stato invita al rinnovamento. “L’Europa è e rimane un nostro ideale” perchè, sottolinea, “senza Europa saremmo più deboli, saremo in balia di eventi imprevedibili e incontrollabili”. Ma la sensazione, aggiunge il presidente della Repubblica, è quella “di una Europa in affanno, perché stretta tra sentimenti populisti e angusti egoismi originati da un presunto ed erroneo interesse nazionale. Occorre che l’Europa abbia coraggio e saggezza”. E poi le riforme costituzionali, che Mattarella giudica “uno dei punti nevralgici, centrali di questa legislatura” e per questo auspica che il “processo di riforma in itinere vada in porto dopo decenni di tentativi non riusciti”.
Un lungo intervento quello del presidente al suo primo Ventaglio, nel quale c’è stato anche un messaggio di speranza. Mattarella rileva che dopo anni di crisi “vi sono segnali di ripresa. Occorre svilupparli e incoraggiarli, occorre farne un uso il più accorto possibile”. Per questo, avverte il capo dello Stato, “non possiamo abbandonare un’intera generazione di giovani, non possiamo abbandonare il Meridione, non possiamo dimenticare che il lavoro per tutti è un principio della nostra Costituzione. Questo è un obiettivo ambizioso, certamente, ma senza ambizione non c’è politica”.
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