Milano, 27 lug. (LaPresse) -La stretta sulle intercettazioni continua a far parlare l’Italia. Tanto che a smorzare gli animi ci ha dovuto pensare Andrea Orlando, il ministro della giustizia. “Mi sembra che si stia andando in questa direzione” ha detto in merito alla clausola di salvaguardia per i giornalisti, all’interno della delega sulle intercettazioni, in merito all’uso di registrazioni effettuate in modo non dichiarato. “Era quello che avevamo auspicato, cercando di spiegare meglio i caratteri delle attività fraudolente, e quindi anche quali sono i soggetti titolati ad esercitare in qualche modo quella funzione” ha spiegato Orlando.

Questa clausola, “ed un ritocco della pena, possono dare una risposta compiuta a una polemica, forse eccessiva e che comunque merita attenzione” ha proseguito Orlando, sottolineando come “anche la rapidità con la quale si è ritenuto di dover riscrivere la norma, dimostri che non c’era alcuna volontà da parte della maggioranza e dei gruppi della maggioranza di colpire la stampa”.

La tempistica per l’inserimento della clausola a tutela dei giornalisti nelle norme sulle registrazioni fraudolente previste nel disegno di riforma delle intercettazioni “è quella per arrivare al voto definitivo con un testo che tenga conto anche di questi aspetti, mi auguro prima della pausa estiva. Dipenderà molto dal comportamento delle opposizioni. Mi auguro che questo sia un orizzonte temporale che possa essere rispettato” ha aggiunto.

Ermini: Mai pensato di toccare diritto di cronaca-. “Con le nostre proposte di modifica al testo della riforma delle intercettazioni intendiamo rendere più chiara e inattaccabile la parte che riguarda le registrazioni”. Lo dichiara David Ermini (Pd), responsabile Giustizia della segreteria del Pd. “Le accuse di questi giorni – commenta – sono state sollevate solo per alzare polveroni. Detto questo, proponiamo sanzioni non superiori ai 4 anni per chi le usa in modo fraudolento”.

“Sono esplicitamente esclusi – spiega – i soggetti che esercitano il diritto di cronaca, coloro che raccolgono prove per il loro diritto di difesa e tutte quelle registrazioni utili nei procedimenti penali o amministrativi. Dunque il reato viene consumato da chi ha il solo fine di recare danno alla reputazione o all’immagine altrui, attraverso riprese audiovisive o nregistrazioni di conversazioni, anche telefoniche, svolte in sua presenza ed effettuate in modo fraudolento”.”Un’altra proposta emendativa – conclude – chiarisce le norme sul rinvio a giudizio: il pm ha tempo 3 mesi, dopo l’avviso di conclusione delle indagini, per decidere se chiedere l’archiviazione o esercitare l’azione penale. In questo modo, stabilendo una certezza dei tempi, intendiamo anche limitare la prescrizione dei procedimenti. Questa norma, infine, sarà valida solo per i procedimenti avviati dopo l’entrata in vigore della legge”.

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