Torino, 9 lug. (LaPresse) – Il Tar del Piemonte, ha deciso parzialmente e in via non definitiva sul ricorso presentato da Patriza Borgarello in merito alle presunte firme fasulle raccolte a favore del listino a sostegno di Sergio Chiamparino per le regionali 2014. Il ricorso è ammissibile solo per la lista provinciale Pd – Chimparino presidente”. Per le altre liste invece, il Tribunale amministrativo regionale ha dichiarato inammissibile il ricorso, ‘salvando’ la giunta Chiamparino. “Il nostro mandato politico a questo punto è pieno – ha commentato il presidente della Regione in conferenza stampa – ogni altra decisione sarebbe un tradimento ai nostri elettori. Appare chiara e inoppugnabile la legittimità formale della mia candidatura ed elezione, la legittimità politica non era mai stata messa in discussione. Continuo quindi ad esercitare il mio mandato”.

Nessuna conseguenza per la maggioranza. L’odierna decisione del Tar, non avrà impatti sulla maggioranza dell’ex sindaco di Torino. Qualora la querela di falso fosse attivata dalla Borgarello nei termini fissati dal dispositivo, infatti decadrebbero al termine dell’iter processuale civile, 8 consiglieri del Pd eletti in provincia di Torino. Si tratta di: Gallo, Laus, Gariglio, Pentenero, Appiano, Rostagno, Boeti e Valle. Al loro posto subentrerrebero infatti, sempre solo dopo un giudizio definitivo, 5 esponenti di liste collegate sempre a Chiamparino (3 per i Moderati e 2 per la lista Monviso). Tre seggi andrebbero invece all’opposizione, probabilmente stando a primi conteggi, sempre teorici, due ai grillini e uno a Forza Italia. La maggioranza però resterebbe saldamente in mano a Chiamparino, che nel peggiore dei casi scenderebbe da 33 a 30 seggi sui 51 del consiglio regionale, contro i 21 dell’opposizione rispetto ai 18 attuali.

“Nessun rischio default”. “Avremmo dovuto interrompere quest’opera di messa in sicurezza dei conti, di un barra che stava andando pericolosamente alla deriva”. ha spiegato Chiamparino in merito a un possibile default dovuto agli 11 miliardi di debiti che l’ente ha al momento. L’esito positivo dell’udienza di oggi del Tar, induce all’ottimismo Chiamparino, che quindi ora può dire: “Non c’è nessun rischio di default in vista, ma stiamo facendo un lavoro che sta consentendo di mettere al riparo da una gestione non sempre all’altezza negli anni passati, a cominciare dal pagamento dei debiti ante ante 2013″. Se invece il Tar avesse deciso altrimenti, spiega Chiamparino, sarebbe stata a rischio la gestione dell’ente “che implica una politica di bilancio solida, per guardare con solidità e fiducia al futuro”.

“Il Pd ha la sua autonomia, è il primo partito della maggioranza. Decideranno al loro interno. Come militante, comunista iscritto al Pd, se posso dare una mano, nei limiti del tempo darò una mano”. Ha detto riferendosi invece alle sorti del Pd locale. E a chi gli chiedeva se avesse sentito il premier Matteo Renzi ha risposto: “Ho informato i due vicesegretari nazionali”. Non sono dello stesso avviso i consiglieri del Movimento 5 stelle. “Chiamparino aveva preteso ‘piena chiarezza‘ in vista della sentenza del Tar, e ‘piena chiarezza’ non è arrivata”, dunque ne tragga le conclusioni e si dimetta subito”. Lo scrive in una nota il gruppo M5s del consiglio regionale del Piemonte. I consiglieri aggiungono: “Da una parte i giudici amministrativi hanno accolto i rilevi sulla correttezza della lista torinese del Pd, fissando una nuova udienza per il 29 ottobre, dall’altra nonostante siano stati respinti i ricorsi su listino, lista Pd a Cuneo e lista Monviso, resta sempre in piedi il possibile ricorso al Consiglio di Stato, che sovente ha ribaltato le decisioni del Tar Piemonte”. Senza contare che resta in piedi l’inchiesta penale – proseguono – che vede ogni giorno aumentare il numero degli indagati tra le fila democratiche“. I pentastellati concludono: “Se Chiamparino non terrà fede alle dichiarazioni ribadite più volte pubblicamente valuteremo l’eventualità con i nostri legali di intervenire nel secondo grado di giudizio amministrativo”.

Secondo il Tar il ricorso è ammissibile dunque solo per le censure nei confronti della lista provinciale di Torino ‘Pd – Chiamparino presidente’ “in considerazione del superamento, allo stato della prova di resistenza, limitatamente all’atto di proclamazione degli eletti nella parte dei seggi assegnati alla predetta lista nella circoscrizione di Torino, con effetti da definire nell’ulteriore fase processuale”. Ora i ricorrenti, ovvero la Borgarello, spiega ancora il dispositivo, avrà sessanta giorni per proporre querela di falso dinanzi al competente giudice civile. Il Tar quindi rinvia all’udienza del 29 ottobre, la verifica dell’effettiva proposizione della querela, e la conseguente sospensione del giudizio.

Il Tar dichiara inoltre inammissibile il ricorso “per difetto di interesse con riferimento alle censure dedotte in relazione alla lista regionale ‘Chiamparino Presidente’ alla lista provinciale di Cuneo ‘Pd – Chiamparino Presidente’ e alla lista provinciale di Torino ‘Chiamparino per il Piemonte (Monviso)’, in considerazione del mancato superamento della prova di resistenza“.

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