Roma, 27 mag. (LaPresse) – Meno quattro alle elezioni regionali e comunali del 31 maggio, già ribattezzato Election Day. A tenere banco, più dei programmi elettorali, sono però le polemiche relative al candidato Pd alla presidenza della Campania, Vincenzo De Luca, condannato per abuso d’ufficio, e alla lista dei cosiddetti ‘impresentabili’, il cui elenco completo dovrebbe essere reso pubblico dalla commissione bicamerale Antimafia proprio venerdì, a 48 ore dal voto e poco prima che scatti il silenzio stampa.

FUGA DI NOTIZIE SUGLI ‘IMPRESENTABILI’. Il casus belli è stata la fuga di notizie, ieri, durante la riunione a porte chiuse dell’ufficio di presidenza della commissione a palazzo San Macuto, che ha portato alla divulgazione dei primi quattro nomi degli ‘impresentabili’, in anticipo rispetto al comunicato ufficiale. In uno scambio di accuse reciproche, oggi il M5S ha imputato al Pd di aver inscenato una “farsa criminale”, accusando il Movimento di essere responsabile del fatto. Ai pentastellati ha risposto il senatore Franco Mirabelli, capogruppo del Pd in commissione Antimafia, definendo “strumentale” la polemica del M5S e smentendone la tesi di fondo, vale a dire che il Pd non volesse pubblicare i nomi. Già martedì sera il M5S aveva sollecitato la pubblicazione dell’elenco completo dei candidati ‘scovati’ fino a quel momento dalla commissione. Nella ‘lista dello scandalo’ dovrebbero infatti comparire altri dodici nomi oltre ai quattro già usciti finora e tutti compresi nella rosa dei candidati pugliesi (Giovanni Copertino di Forza Italia, Fabio Ladisa di Popolari per Emiliano – la cui candidatura è stata subito ritirata dallo stesso Michele Emiliano -, Massimiliano Oggiano della lista Oltre con Fitto-Schittulli presidente, Enzo Palmisano del Movimento politico per Schittulli-Area Popolare).

SFUGGITI I CANDIDATI CAMPANI. Mirabelli si è rivolto direttamente al capogruppo del M5S in commissione Antimafia, Francesco D’Uva. “Come sa bene D’Uva – ha detto – abbiamo ritenuto di rendere pubbliche le risultanze delle verifiche nelle Regioni, mi riferisco a Puglia, Liguria, Umbria e Veneto, su cui si è chiusa l’inchiesta”. Unica notizia certa – in quanto confermata da Pd, Sel e M5S – è infatti che l’elenco degli impresentabili deve la sua incompletezza al fatto che al vaglio manca una parte di quei circa 7mila nominativi scartabellati dai tre magistrati consulenti della commissione Antimafia. Alcuni nomi erano “sfuggiti”, come spiegano i componenti stessi dell’ufficio di presidenza, per esempio quelli della Regione Campania. Sfuggiti non si sa come; unendo le dichiarazioni di Giuseppe De Cristofaro (Sel) a quelle di D’Uva (M5S), si capisce che ci sarebbe una responsabilità anche di alcune procure e prefetture campane che non avrebbero fornito i dati richiesti.

ALTRI NOMI VENERDI’. In quel ‘pasticciaccio brutto’ si è inserito oggi anche Beppe Grillo, lanciando su Twitter la campagna Internet che va sotto l’hashtag ‘Bindifuoriinomi’. “Perché Rosy Boccacucita Bindi – si chiede sul blog del M5S – ha deciso di tenere segreti i nomi fino a venerdì, al limite del silenzio elettorale? Con l’omertà si aiuta la mafia”. Al dibattito si sono uniti anche Ncd e Udc. “Rinviare a venerdì la pubblicazione dei nomi dei candidati ‘impresentabili’ per le regionali di domenica? La decisione della commissione Antimafia è poco opportuna e poco rispettosa per i cittadini, evitiamo altri autogol per una classe politica il cui discredito è già alto”, hanno dichiarato i capigruppo di Area Popolare alla Camera e al Senato, Maurizio Lupi e Renato Schifani, e il coordinatore di Ncd Gaetano Quagliariello. “Siamo assolutamente fuori tempo massimo per dare la patente di impresentabilità”, ha aggiunto Lupi in una conferenza stampa nella sede del partito. In ballo, infatti, c’è il silenzio elettorale che da sabato vieta di fiatare anche sulla questione ‘impresentabili’. Una preoccupazione per la verità eccessiva, considerato che il documento con la lista degli impresentabili non è vincolante ai fini delle candidature per le elezioni del 31 maggio. Il testo di riferimento è il codice di autoregolamentazione dei partiti e delle formazioni politiche che prevede la non candidabilità per chi è stato rinviato a giudizio per i reati di stampo mafioso (416 bis del codice penale) e per i cosiddetti reati spia: racket, usura, riciclaggio, traffico di esseri umani, traffico di rifiuti, ma non falso in bilancio.

ATTACCHI AL PD SU DE LUCA. Se Matteo Renzi e Matteo Salvini esultano perché Pd e Lega non compaiono per ora nelle liste degli impresentabili, i capigruppo di Sel alla Camera e al Senato, Arturo Scotto e Loredana De Petris, replicano che “nelle liste collegate gli impresentabili ci sono eccome” e sottolineano come queste “concorrano al quorum per avere il premio di maggioranza”. Sel ha poi affondato la lama nella per ora unica falla del Pd, uscito pulito dall’inchiesta della commissione Antimafia, definendo De Luca “il capo degli impresentabili” e – con le parole di Loredana De Petris – bollando il voto a favore del Pd in Campania come “inutile”. In ballo infatti c’è la sospensione della legge Severino per il candidato presidente della Regione Campania. La sospensione potrebbe saltare se la Cassazione stabilisse che a decidere della stessa non dev’essere il Tar (come avvenuto per De Luca e per il sindaco di Napoli Luigi De Magistris), ma il tribunale ordinario (che potrebbe anche ribaltare la sentenza del tribunale amministrativo). In questo caso, se De Luca vincesse la poltrona di presidente, potrebbe trovarsi nell’impossibilità di occuparla. Di qui il voto “inutile” paventato da Sel. Nella polemica si inserisce il capogruppo alla Camera Renato Brunetta che, mischiando ancora le carte, chiede alla presidente della commissione Antimafia Rosy Bindi di prendere posizione sulla candidatura di De Luca. E nel bailamme delle accuse incrociate arriva anche il monito travestito da appello del coordinatore nazionale di Sel, Nicola Fratoianni. “Chiedo al presidente del Consiglio – dice Fratoianni in conferenza a Montecitorio – se non voglia ripensare alla sua annunciata presenza sabato al Festival dell’economia a Trento, in un momento di silenzio stampa pre elettorale. Non vorrei che la sua presenza determinasse uno squilibrio e, visto che la stampa ci sarà, non vorrei che il presidente avesse una tribuna politica ad hoc il giorno prima delle elezioni”.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata

Tag: ,