Roma, 27 mar. (LaPresse) – “Noi abbiamo considerato la privacy un diritto fondamentale, così come previsto dalla Costituzione, ma mi fa ridere chi ha sempre detto di difenderla, ma poi era favorevole alla pubblicazione delle intercettazioni per i processi e ora che c’è da combattere il terrorismo si sveglia improvvisamente come difensore della privacy”. Lo ha detto il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, a ‘La telefonata’ di Maurizio Belpietro su Canale5 in merito al provvedimento antiterrorismo e, in particolare, alla norma che prevedeva di controllare i pc dei cittadini, poi stralciata da Renzi. “La norma – spiega Alfano . Non consentiva alla polizia di ‘entrare’ nei computer, ma aveva le stesse regole applicate per le intercettazioni telefoniche”.

Alfano ha spiegato che ora “lo stesso sistema” usato per “contrastare la mafia” può essere applicato “ai sospetti terroristi”. In particolare, “con le nostre leggi è possibile fare controlli di polizia anche ai sospettati” di mafia “pure se non si possono” ancora “mandare in galera”. La stessa cosa, quindi, potrà essere fatta verso chi è sospettato di attività legate al terrorismo, in modo che “non abbiano vantaggi”. “Occorre intercettare – ha precisato Alfano – per scoprire se il reato è esistente”.

Ma, avverte il ministro dell’Interno, “il reato non è peccato”, quindi è necessario “sanzionare severamente chi pubblica intercettazioni non rilevanti per l’inchiesta e che magari riguardano la vita privata di persone nemmeno indagate”. “La vera separazione delle carriere – ha concluso Alfano – è tra alcuni pm e i giornalisti”.

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