Di Laura Carcano
Roma, 1 feb. (LaPresse) – “Abbiamo un Presidente molto perbene, serio e onesto. E Mattarella al Colle non è un ritorno della Dc, quel partito è finito da vent’anni”. Mario Segni, intervistato da LaPresse, vede così l’elezione del nuovo Capo dello Stato, Sergio Mattarella, avvenuta al quarto scrutinio con un’ampia convergenza di consensi, con 665 voti, sfiorando il quorum dei due terzi richiesto nelle prime tre votazioni.
Mario Segni, classe 1939, figlio del già Presidente della Repubblica e Presidente del Consiglio dei Ministri Antonio Segni, per dieci anni è stato docente universitario di diritto civile, poi fa la sua carriera politica all’interno della Democrazia Cristiana. Già deputato democristiano, nel 1993 lascia la Dc, investita dall’inchiesta Mani Pulite, e diventa primo promotore dei referendum sulla legge elettorale maggioritaria che, di fatto, aprì le porte a quella che è definita ‘Seconda Repubblica’. Appoggiata da alcuni leader del centrosinistra italiano, tra cui Achille Occhetto, la consultazione referendaria del 18 aprile del ’93, con quesiti finalizzati a riformare l’Italia – dalla privatizzazione della Rai, all’abolizione dei Ministeri come quello delle Partecipazioni Statali, dello Sport-Turismo e Cultura – non solo superò nettamente il quorum, ma si concluse con la vittoria del ‘si’, con percentuali molto alte. Dopo aver contribuito alla costituzione di Alleanza democratica (1992), Mario Segni, nel 1994 diede vita al Patto Segni, nelle cui liste fu eletto deputato (1994-96). Alle elezioni europee del 1999 si presentò insieme ad Alleanza nazionale di Fini, risultando nuovamente eletto al Parlamento europeo, per dar vita all’ ‘Elefantino’, in onore dei repubblicani americani, un’alleanza che però non ebbe successo.
D. Il Parlamento ha eletto Mattarella alla più alta carica dello Stato. Che profilo arriva quindi al Quirinale dopo Napolitano? Come spiegherebbe, ad esempio, a un cittadino tedesco, che non sappia chi è Mattarella, chi è il prossimo inquilino del Colle?
Mattarella è una persona molto perbene. Ed e’ fondamentale per un pezzo di Italia alla ricerca di onestà, nella situazione di corruzione che affligge il nostro Paese.
D. Due mesi fa Lei avrebbe scommesso sul nome di Mattarella?
Nessuno sarebbe stato in grado di scommettere o prevedere l’elezione di Mattarella.
Penso che per quasi tutti fosse un nome imprevisto, perché l’idea generale era che il nome per il Colle scaturisse dall’accordo fra Berlusconi e Renzi e sembrava chiaro che il leader di Forza Italia difficilmente avrebbe accettato una figura come Mattarella. Poi le cose sono andate diversamente.
D. Come cambieranno ora i rapporti fra le forze politiche, quali saranno gli strascichi, sia nei rapporti tra gli alleati di governo sia all’interno dei partiti?
Io ritengo che l’accordo fra Berlusconi e Renzi sia diventato una iattura. Era un patto originariamente sulle riforme. Il risultato è che invece ora c’è una specie di governo consociativo. Quindi, se il patto del Nazareno si rompe io ne sono felicissimo. L’elezione di Mattarella, comunque, certamente indica un dato: oggi c’è un solo leader in Italia, che non ha una opposizione. Berlusconi non è né un alleato, né l’oppositore di Renzi. Nell’interesse del nostro Paese spero che questa situazione finisca al più presto con una destra che faccia la destra e quindi che possa essere una alternativa a un governo di sinistra, come avviene nelle democrazie moderne e come mi auguro avvenga anche in Italia.
D. Con l’elezione di Mattarella alla presidenza della Repubblica si è in qualche modo rispettato un principio di alternanza laica-cattolica al Colle?
No, la Presidenza della Repubblica è al di fuori di queste regole.
D. Con Mattarella che va a ricoprire la più alta carica dello Stato si è parlato di un ‘ritorno dei democristiani’, con la diaspora degli ex Dc che si ricompone. Cosa ne pensa lei che in quel partito ha le sue origini politiche?
Sono tutte sciocchezze. La Democrazia cristiana è finita da 20 anni. E finita e non torna: fa parte di un’altra epoca. Naturalmente è stato un grande partito che ha dato un notevole contributo alla classe dirigente italiana e quindi è logico che rimangano sulla scena o tornino tanti personaggi. Ma da questo a parlare di un ritorno della Democrazia cristiana … E’ una di quelle elucubrazioni mediatiche o giornalistiche di chi usa frasi ad effetto.
D. Lei si definisce un riformista. Che stagione si apre per le riforme, sia quelle su cui il governo sta lavorando, sia quelle che il Paese ancora attende, con una Presidenza della Repubblica targata Mattarella?
Io e Mattarella siamo sempre stati su fronti opposti sulla questione delle riforme. Le sue idee politiche sono diversissime dalle mie. Chi dice che con Mattarella è stato eletto un riformatore non dice una cosa esatta. Non è un Presidente riformatore che spingerà l’Italia fuori dal guado. Mattarella appartiene a quella corrente culturale e di pensiero e azione della sinistra democristiana che continua ad essere il grande difensore dello status quo istituzionale, cioè sostanzialmente contraria al maggioritario, al bipolarismo, al presidenzialismo. Mattarella è stato politicamente sulle sponde opposte al movimento referendario che io ho guidato. Ed è infatti un convinto parlamentarista e antipresidenzialista e tendenzialmente un proporzionalista, per quello che lo conosco. Non è secondo me un capo dello Stato che spingerà l’ Italia a completare il ciclo delle riforme. Io non condivido le sue idee, ma lo guardo con grande rispetto. Mattarella, proprio per il suo essere perbene, va rispettato
D. Se Lei, professor Segni, avesse potuto votare a queste elezione per il Presidente della Repubblica chi avrebbe scelto?
Se io avessi potuto esprimere una preferenza lo avrei fatto per Prodi
D. Se per lei Mattarella non corrisponde alla figura di un riformatore, allora che tipo di dinamiche istituzionali pensa che si realizzeranno in Italia in un momento in cui c’è al potere un premier come Renzi, che fonda la sua azione e il suo consenso proprio sulle riforme? Come interpreterà il suo ruolo di Presidente della Repubblica Mattarella?
Non è possibile naturalmente prevedere come si muoverà Mattarella, ma penso che sarà rispettoso della regola costituzionale e quindi le decisioni le prenderà il governo e il Parlamento. Sappiamo però che ci sono tante situazioni in cui il Presidente della Repubblica ha ampi margini e quindi è difficile dire cosa succederà veramente. Abbiamo un Presidente serio, perbene e onesto, spinto da una preoccupazione non certo riformistica, ma da quella di preservare certe caratteristiche del sistema politico italiano.
D. Lei è figlio di un Presidente della Repubblica e nel palazzo del Quirinale lei è stato di casa.. Che ricordi ha di quando da giovane frequentò quel luogo?
Ero un 20enne quando la mia famiglia abitava al Quirinale, mi laureai e andai a Padova dove feci l’assistente universitario. Quando tornavo a Roma a trovare i miei dormivo al Quirinale, ma lo ricordo come un luogo triste, senza privacy, senza intimità, con una atmosfera da museo. Poi quell’esperienza si concluse con la malattia di mio padre.
D. Lei ha mai fatto un pensierino, nel corso della sua carriera politica, sulla possibilità di diventare Capo dello Stato, ricalcando le orme di suo padre?
Onestamente no, io ho sempre fatto una politica di battaglia di idee e di combattimento, poco incline ai compromessi che servono per poter fare il Presidente della Repubblica.
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