Torino, 29 ott. (LaPresse) – “Rischiamo di dire sempre le stesse cose. Da questo rapporto, ma anche dal dossier Caritas e da tutti gli altri documenti statistici, emerge l’immagine di un Paese che da 30 anni sta cambiando e sta acquisendo pluralità demografica, culturale, sociale e religiosa, con elementi di assoluta normalità”. Lo ha sottolineato Ilda Curti, Assessora della città di Torino alle Politiche di integrazione, pari opportunità e giovani, durante la presentazione del ‘Dossier statistico immigrazione 2014’ elaborato dall’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (Unar) e presentato stamattina a Torino nella Sala Multimediale della Regione Piemonte.
“Sono stanca – continua l’assessora -, provo imbarazzo perché ripeto sempre le stesse cose. In questo Paese il quadro legislativo, sin dalla Legge Martelli, è ancora tutto incentrato sulla novità, sull’arrivo, sul primo pezzo del processo migratorio. Su tutto il resto continua ad esserci un approccio isterico e poco lungimirante. Mi vergogno, come rappresentante di un ente locale che ha già acquisito da tempo l’idea che stiamo vivendo nella fase adulta del processo migratorio”.
“La società italiana, ormai, è più avanti rispetto alla legge. Vaglielo a spiegare, ai cittadini italiani, che un ragazzo nato in Italia e che ha frequentato le scuole italiane, italiano non è”, aggiunge Curti. “Aggiungo che la politica di contrasto all’immigrazione clandestina – conclude – costa molto più di una politica di integrazione. Costa troppo ed è insostenibile. Lo dimostra il fatto che solo il 45,7% degli uomini e donne ‘irregolari’ presenti nei Centri di identificazione ed espulsione (Cie) è stato rimpatriato (con un costo di 55 milioni di euro l’anno e condizioni di trattamento poco dignitose, ndr). Se fossimo un’azienda staremmo fallendo: dobbiamo cambiare approccio”.
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