Dalla nostra inviata Nadia Pietrafitta

Bruxelles (Belgio), 23 ott. (LaPresse) – Alla fine la tanto annunciata lettera di Bruxelles all’Italia arriva e la Legge di stabilità targata Renzi-Padoan finisce sul banco degli imputati. L’analisi “preliminare” del testo da parte della Commissione Ue rileva che l’Italia “pianifica” una “significativa deviazione” dal percorso di avvicinamento all’obiettivo del raggiungimento del pareggio di bilancio fissato al 2015, scrive il vicepresidente della commissione Jyrki Katainen al titolare di via XX settembre. Di più. La Commissione chiede dei chiarimenti su come Roma possa “garantire il pieno rispetto dei suoi obblighi” di politica finanziaria per il 2015, avendo di fatto con la manovra violato i vincoli europei del Patto di stabilità rinviando il pareggio di bilancio strutturale al 2017 e rallentando il percorso di riduzione del debito/Pil.

Il Governo italiano non si scompone. I chiarimenti sulle “ragioni e i presupposti” della deviazione dagli obiettivi di finanza pubblica, sottolinea il Tesoro nella nota che accompagna la pubblicazione della missiva sul sito del Mef, verranno forniti “entro domani”. E’ a questo punto, però, che il confronto tra Roma e Bruxelles perde per un attimo di vista i conti, “le virgole” come ama dire Matteo Renzi, e si concentra sulla strategia di comunicazione messa in campo dal Governo italiano. La scelta di pubblicare una lettera definita “confidenziale” non piace ai rappresentanti della Commissione. “E’ una decisione unilaterale” di Roma – spiega senza mezzi termini Jose Manuel Barroso -. La commissione non era per questa pubblicazione” dal momento che sono attualmente in corso “consultazioni informali e abbastanza delicate” che sarebbe stato meglio affrontare “in un ambiente di fiducia”.

Il presidente della Commissione uscente attaccando la stampa italiana, colpevole, a suo dire, di diffondere “notizie false e surreali” che “nulla hanno a vedere con la realtà”, respinge però l’idea che sia in corso uno scontro tra Bruxelles e l’Italia. “Se si parla di battaglia ci perdiamo tutti – sottolinea -. E’ importante che i Governi e le istituzioni europee diano risposta alle sfide economiche” perché “se ci si vuole mettere gli uni contro gli altri ci perdiamo tutti e non si crea fiducia che è invece essenziale per la crescita”. La risposta di Roma si fa attendere appena qualche ora, il tempo che impiega il presidente del Consiglio a raggiungere Bruxelles.

Netta la posizione di Renzi sia sui conti che sulla scelta di trasparenza operata dal Mef. Sulle cifre, sentenzia, non ci sono “grandi problemi. Si sta parlando di 1 o 2 miliardi, possiamo metterli anche domattina”, azzarda, sottolineando come sia solo un “piccolo sforzo” all’interno di una manovra da 36 miliardi. Il premier si rivolge direttamente ai cittadini italiani: “Non c’è da preoccuparsi. E’ una grande manovra per ridurre le tasse”. E se Renzi non risparmia poi una frecciatina sul merito alle istituzioni europee (sarà “interessante”, sottolinea, capire “chi decide quali sono le valutazioni politiche sulle circostanze eccezionali di cui parlano i trattati” per quel che riguarda la flessibilità), è al presidente uscente della Commissione europea che dedica un irrituale attacco.

“Sono stupito che il presidente Barroso si sia sorpreso” della pubblicazione della lettera, esordisce, “credo sia finito in questo palazzo il tempo delle lettere segrete”. Di più. “Con l’Italia l’open data sarà totale, noi vogliamo che sia chiaro tutto quello che viene da Bruxelles. Pubblicheremo la lettera e tutti i dati economici di quanto si spende in questi palazzi, sarà divertente”, sottolinea. La sintesi della scelta fatta da Renzi per rispondere a Bruxelles arriva pochi minuti dopo, su Twitter, direttamente dal portavoce del presidente del Consiglio: “Di sciabola, direi”, scrive. Anche perché, a dirla tutta, ai rottamatori poco si addice il fioretto.

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