Genova, 14 ott. (LaPresse) – “Qui affonda tutto e ci sono 35 milioni di lavoro fermi, bisogna muoversi”. Lo dichiara Claudio Burlando, presidente della Regione Liguria e commissario ad acta per la messa in sicurezza del torrente Bisagno in un’intervista rilasciata questa mattina su Repubblica. “Per me è una beffa: lo scolmatore del Fereggiano lo avevo finanziato quando ero in Comune (Burlando è stato vicesindaco e poi sindaco di Genova dal dicembre 1992 al maggio 1993, ndr) e avevo pure appaltato l’opera. Una galleria che per 900 metri era già stata eseguita. Poi, erano gli anni novanta e Tangentopoli, è arrivata un’inchiesta che ha messo sotto accusa alcuni miei assessori. Si è conclusa anni dopo con assoluzioni per tutti. Chi è venuto dopo di me (il commissario governativo Stelo e l’allora sindaco Adriano Sansa, ndr) ha deciso di buttare il bambino con quella che, col senno di poi, era l’acqua pulita. Non è stato fatto niente con la conseguenza che il Comune ha pagato diversi miliardi di danni alle imprese e il Fereggiano è rimasto lì altri vent’anni. Oltre al danno erariale che nessuno ha mai chiesto. Adesso riparte: il Comune oggi aprirà le buste della gara”, ha aggiunto il governatore.

“Dopo 30 mesi abbiamo almeno una sentenza di primo grado: dice che la gara andava bene. Adesso basta – aggiunge Burlando, riferendosi al ricorso che le imprese hanno annunciato al Consiglio di Stato, in merito agli appalti per i lavori di messa in sicurezza del Fereggiano -. Il mio appello è stato raccolto dalla struttura di missione di #ItaliaSicura, ho scritto una lettera all’Avvocatura dello Stato per avere il parere formale a procedere e mi hanno già convocato: ci vado oggi pomeriggio alle due”. “La prima sentenza del Tar Liguria sulla vicenda del Bisagno dava torto all’allora commissario – aggiunge il governatore -. Adesso per la prima volta abbiamo una sentenza a favore. L’appalto prevedeva sia l’esecuzione del progetto che i lavori, così possiamo affidare il progetto e sperare che nei quattro o cinque mesi necessari a metterlo a punto, il Consiglio di Stato si pronunci sul nuovo ricorso. A quel punto, saprò come regolarmi per affidare i lavori e aprire i cantieri”.

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