Roma, 5 ott. (LaPresse) – “Il dibattito si è spostato sul Tfr, la liquidazione. Sono soldi dei lavoratori, si dice. Che però vengono dati tutti insieme alla fine. La filosofia sembra essere protettiva: te li metto da parte, per evitare che tu li ‘bruci’ tutti insieme. Uno Stato-Mamma, dunque, che sottilmente fa passare il messaggio di non fidarsi dei lavoratori-figli. Io la vedo diversamente: per me un cittadino è maturo e consapevole. E come accade in tutto il mondo non può essere lo Stato a decidere per lui”. Lo scrive il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, nella sua Enews. “Ecco perché – aggiunge il permier – mi piacerebbe che dal prossimo anno i soldi del Tfr andassero subito in busta paga mensilmente. Questo si tradurrebbe in un raddoppio dell’operazione 80 euro, più possibilità d’acquisto, un altro tassello verso il modello Italia: noi infatti abbiamo scelto di non ridurre i salari, come hanno fatto altri paesi, ma di fare le riforme per creare competitività”. Ma, come spiega lo stesso Renzi, questa sarebbe la sua volontà che non è detto possa davvero realizzarsi. “Dal punto di vista pratico – spiega il premier – il problema è evitare di affossare la liquidità delle piccole medie imprese che potrebbero soffrire la necessità di pagare subito la mensilità in più. In realtà, anche alla luce delle misure della Bce, il sistema ha notevoli riserve di liquidità. Quando martedì presenteremo alle parti sociali la proposta verificheremo la fattibilità di una proposta sul Tfr che viene incontro ai lavoratori senza gravare sulla situazione bancaria delle piccole e medie imprese”.

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