Roma, 19 ago. (LaPresse) – Oggi ricorre il 60mo anniversario della morte di Alcide De Gasperi. La vita e gli ideali di De Gasperi come spunto per analizzare l’Europa di oggi e fare il punto sulla strada ancora da percorrere è filo conduttore che Giuseppe Sangiorgi, 66 anni, giornalista, saggista e segretario generale dell’Istituto Luigi Sturzo, ha proposto nel suo libro, dal titolo ‘De Gasperi. Uno studio’, pubblicato recentemente, e ha illustrato in una intervista rilasciata il 6 giugno scorso a LaPresse.
Quale era l’idea di Europa di De Gasperi e come si coniuga con la situazione attuale?
“Il libro è la ricostruzione della vita di De Gasperi ma anche un pretesto per parlare di oggi. De Gasperi è uno dei padri dell’Unione Europea ma immaginava di raggiungere gli Stati Uniti d’Europa. Un traguardo federativo che è ancora lontano, la strada è ancora molto lunga. Emblematico, ai tempi di De Gasperi, il caso della Ced, la Comunità europea della difesa. In Corea la parte comunista aggredisce la parte libera e in Ue molti hanno paura che la Russia possa fare altrettanto. Quindi molti, a partire dai francesi, pensano ad un sistema di difesa comune. Al suo interno il progetto prevedeva un ente sovranazionale. Nel ’54, quando De Gasperi muore, il progetto del Ced naufraga e quello che sembrava essere un grande successo anche di De Gasperi si blocca. Quindi bisogna ripartire da lì, dal superamento dell’Europa degli Stati in favore degli Stati Uniti d’Europa. Questo implica almeno un sistema economico, fiscale e di diritti di cittadinanza civili più omogeneo”.
Cosa è cambiato per l’Italia con il voto alle ultime elezioni europee e cosa potrà fare l’Italia durante il semestre di presidenza?
“Bisogna fare in modo che ci si senta cittadini europei. Questa è la scommessa, questa è la via: chi la segue farà del bene all’Ue. Anche perché l’Europa ha già vinto un sfida, è l’area stabilizzata e pacifica più grande del mondo”.
Come vede l’ascesa degli euroscettici?
“Ogni crisi ha in sè una chance. Anche l’euroscetticismo può essere una chance, una spinta per portare avanti questo progetto. Ovviamente ci deve essere una convenienza per gli Stati, ad esempio in termini di affermazione e opportunità. Lo sforzo delle istituzioni, quindi, è proprio coniugare idealità e convenienza”.
Cosa si aspetta dal premier Matteo Renzi in ambito europeo?
“Mi auguro che porti pochi punti ma che abbiano risvolti concreti. Anche perché se si è attenti alle scadenze il tempo a disposizione è davvero poco. Considerando il mese di agosto, che è tutto fermo, si arriverà ad ottobre. Da qui si capisce come i tempi siano particolarmente stretti. L’ideale sarebbero solo due o tre decisioni. Una di carattere fiscale come un tetto minimo e massimo alla tassazione dei singoli Paesi per evitare disparità così enormi. Il secondo riguarda i diritti di cittadinanza e in particolare l’immigrazione. A fronte di 800 milioni di cittadini in Ue nel 2050 si stima che in Africa ci saranno 3 miliardi di persone. Quindi 3 individui di colore ogni bianco. Sarà la demografia a prendere il sopravvento. Ci vogliono politiche continentali per governare questo cambiamento, interventi sul posto per risolvere i problemi che o si affrontano o ci travolgeranno. Non possiamo fare finta di nulla e chiudere gli occhi”.
“Con la sua vita attraversa tre secoli di storia italiana. Nella prima parte è figlio della pace di Vienna, dell’Ottocento. Infatti è cittadino austriaco ma vuole essere italiano. La seconda parte è pienamente calata nel ‘900 con il ruolo che ha ricoperto per la politica italiana. La terza, invece, attraversa il secolo che stiamo vivendo per la sua idea di Europa. Ha molte cose da dirci in termini di sviluppo e amore per la libertà”.
Sangiorgi, attuale segretario generale dell’Istituto Luigi Sturzo, è stato direttore responsabile del Popolo, presidente dell’Istituto Luce e commissario dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Giornalista, è autore di varie pubblicazioni tra le quali ‘Il romanzo del Popolo’, ‘Piazza del Gesù un diario politico’, ‘Rivoluzione Quirinale’.
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