Roma, 30 lug. (LaPresse) – Oltre 30 milioni di euro (più di venti per il 2013 e 10 dal 2014) sotto forma di sgravi fiscali e contributivi per le imprese che assumono, per un periodo non inferiore a trenta giorni, lavoratori detenuti. È quanto prevede un decreto ministeriale firmato dal Guardasigilli Andrea Orlando, di concerto con i ministri dell’Economia e del Lavoro, che punta a riunire sotto un unico regolamento le norme successive alla legge Smuraglia per favorire l’attività lavorativa dei detenuti finalizzata alla loro rieducazione e al reinserimento nella società. Il credito di imposta mensile concesso alle imprese per ogni detenuto e internato assunto è di 700 euro per il 2013 e 520 euro dal 2014 fino all’adozione di un nuovo regolamento, per i lavoratori semiliberi gli sgravi previsti sono di 350 euro per il 2013 e 300 dal 2014.

Gli stessi sgravi fiscali (per uno stanziamento di circa 12 milioni di euro per il 2013 e 6 milioni di euro dal 2014) sono previsti per le imprese che svolgono attività di formazione a detenuti o internati finalizzata alla loro immediata assunzione o all’impiego professionale in attività lavorative gestite dall’Amministrazione penitenziaria. Quanto agli sgravi contributivi, le aliquote complessive dovute per la retribuzione corrisposta a lavoratori detenuti vengono ridotte nella misura del 95% fino all’adozione di un nuovo decreto ministeriale per uno stanziamento di circa 8 milioni di euro per il 2013 e 4 milioni di euro dal 2014.

“Questo provvedimento – ha dichiarato il Ministro Orlando – è un tassello importante per l’attuazione del dettato costituzionale che assegna alla pena una funzione rieducativa e per orientare chi ha scontato la sua pena al reinserimento nel tessuto sociale ed economico-produttivo. I detenuti che in carcere non svolgono alcuna attività hanno nel momento del loro ritorno nella società un altissimo tasso di recidiva: la media scende invece drasticamente per chi ha seguito percorsi iniziati all’interno del carcere e proseguiti all’esterno in misura alternativa o nelle forme previste dall’art. 21 dell’Ordinamento penitenziario. I dati di esperienza – conclude il Guardasigilli – dimostrano che l’effetto dell’inserimento sociale dei detenuti è dunque anche un fattore fondamentale per la sicurezza dei cittadini”.

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