Roma, 20 apr. (LaPresse) – “C’è una ripresa dell’economia che è ancora debole ma che si sta pian piano rafforzando. Dare uno stimolo alle famiglie a reddito medio-basso può avere un effetto immediato, che sarà tanto più forte quanto migliori saranno le aspettative. Se la fiducia si rafforzerà, allora ci sarà più propensione a spendere piuttosto che a risparmiare. Mi aspetto quindi che sia dal lato delle famiglie che delle imprese, che avranno un taglio dell’Irap del 10%, ci sia una maggiore propensione a spendere e a investire. E quindi una maggiore crescita dell’economia”. Lo dice il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan in un’intervista al Corriere della Sera. Il ministro conferma che “il bonus contenuto nel decreto deve essere permanente, perché se non è permanente non è credibile e non viene speso. Ovviamente cercheremo di allargare il più possibile la platea, compatibilmente con le risorse. E quindi guarderemo anche ai pensionati a basso reddito”.
E gli incapienti? Quanto sarebbe costato dare il bonus anche a coloro che hanno redditi sotto gli 8mila euro lordi l’anno? “Almeno un miliardo in più. Ora abbiamo dato una risposta all’obiettivo immediato del presidente del Consiglio di dare 80 euro in più al mese a una fascia di lavoratori dipendenti con redditi medio-bassi, che noi stimiamo di 10 milioni di persone, che nella recessione hanno subito la decurtazione più forte del potere d’acquisto. Per gli incapienti si interverrà probabilmente con la legge di Stabilità per il 2015, anno in cui ci attendiamo dalla spending review risorse sufficienti non solo per rendere strutturale il bonus 2014, ma anche per intervenire a favore dei redditi fino a 8 mila euro”.
Ora, però, si attende l’approvazione della Commissione Europea sulla manovra: “La commissione ci darà un parere a maggio, dopo le sue previsioni economiche. Penso ci siano ragioni molto valide, sia in termini di eventi eccezionali sia di intensità delle riforme strutturali, per giustificare un leggero rallentamento del percorso di rientro. Aggiungo che molti Paesi sono ancora nella zona di deficit eccessivo dalla quale l’Italia è uscita. Se il nostro Paese non avesse il debito che ha, la nostra posizione fiscale sarebbe di gran lunga una delle più solide della zona euro. La riduzione del debito è essenzialmente un problema di crescita”. Un po’ di inflazione farebbe bene all’Italia? “Se l’inflazione obiettivo per la zona euro, cioè il 2%, fosse effettivamente raggiunta – conclude – staremmo meglio tutti”.
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