Di Nadia Pietrafitta
Roma, 11 feb. (LaPresse) – Ore contate per il Governo Letta. Troppo forti, e arrivate da dentro e fuori il palazzo, spiegano fonti parlamentari, le pressioni ricevute dal premier per fare un passo indietro e lasciare a Matteo Renzi le chiavi di palazzo Chigi. A questo punto, viene spiegato, intensi sono i contatti tra i due per trovare una exit strategy per il presidente del Consiglio, che secondo gli ultimi rumors potrebbe ‘accontentarsi’ del ministero degli Esteri e presentarsi al Colle con in mano le proprie dimissioni già domani sera o giovedì mattina, al rientro di Giorgio Napolitano dal Portogallo. Lasciando poi alla direzione del Pd di giovedì pomeriggio – convocata in un primo momento per risolvere una volta per tutte il problema del rapporto tra Pd e Governo – il ‘solo’ compito di ratificare il nuovo incarico del segretario.
La svolta comincia a materializzarsi quando a metà pomeriggio arriva la dichiarazione del capogruppo di Scelta Civica alla Camera Andrea Romano (che alcuni definiscono una “fuga in avanti” esplorativa) che chiede a Enrico Letta di “voltare pagina davvero” favorendo l’apertura di una nuova fase “anche” con “la messa a disposizione del proprio ruolo”. E’ in questo momento che per gli ‘scommettitori’ più scettici che in queste ore popolano i palazzi della politica l’arrivo di Matteo Renzi a palazzo Chigi si fa più concreto. La prima uscita allo scoperto di uno dei componenti della strana maggioranza che sostiene il Governo, viene interpretata come l’ennesimo esercizio di ‘moral suasion’ nei confronti di un Enrico Letta fino ad allora determinato ad andare avanti.
“Nelle prossime ore presentero il patto di coalizione”, aveva annunciato il premier a Milano dopo essere stato ricevuto in mattinata al Quirinale da Giorgio Napolitano per “un rapido incontro”. Sarà proprio il patto di coalizione sulla scrivania del capo del Governo da mesi, l’azzardo, a “convincere” tutti i partiti che sostengono il Governo, “compreso il Pd”. A palazzo Chigi, le ore del pomeriggio trascorrono “in una corsa contro il tempo”, con gli addetti ai lavori, raccontano fonti ministeriali, che lavorano senza sosta a ‘Impegno 2014’. Letta “si è impuntato”, è invece la sintesi spietata di alcuni parlamentari interni alla maggioranza. Ha perso troppo tempo, è il ragionamento, è rimasto fermo a farsi “impallinare”, “buttando” gli ultimi tre mesi di Governo, invece di cogliere l’uscita dalla maggioranza di Forza Italia come un’opportunità.
Adesso, invece – si sente ripetere in Transatlantico come un ritornello – “serve un Governo forte”. Matteo Renzi, anche dopo l’incontro avuto ieri sera con Giorgio Napolitano, raccontano senza troppi timori i suoi fedelissimi, è pronto. Riforme costituzionali e rilancio dell’economia. Queste rimangono le priorità del Capo dello Stato, che non può ignorare le spinte verso il cambiamento che arrivano ormai da tutti i fronti. Di più. Un Governo forte, è il ragionamento che viene fatto nei corridoi della politica, consentirebbe al presidente della Repubblica, una volta passata la bufera, di fare quel passo indietro che era tra le condizioni della sua rielezione.
In Parlamento le quote di un ‘Renzi I’ nel pomeriggio crescono di ora in ora, fino a farsi quasi certezza in serata. “E’ il problema di ogni legislatura. E anche di questa – spiega, pragmatico, un parlamentare centrista – Perché accettare un Letta bis a scadenza, che dura un anno, quando c’è la possibilità di avere un Renzi I, che è oggettivamente un governo di legislatura?”. Un governo forte, in grado di durare fino al 2018, si ragiona, non solo riuscirebbe a ‘portare a casa’ le riforme costituzionali e quelle che servono a rilanciare l’economia, ma avrebbe anche il vantaggio – che non sfugge a Scelta civica, così come ai Popolari di Mauro – di consentire ai piccoli partiti centristi di riorganizzarsi, invece di rischiare tutto con le soglie di sbarramento previste nell’Italicum. Anche dal Nuovo centro destra si lascia intendere che si è ormai alla resa dei conti finale, con qualcuno che ipotizza che “tra domani e dopodomani” assisteremo alla sostituzione dell’inquilino di palazzo Chigi. “E’ – dicono – questione di ore”.
Dal fronte Forza Italia, invece, è Renato Brunetta a sgombrare il campo da malintesi. “Non sarebbe accettabile, per la terza volta – dice ai microfoni del Tg1 – un presidente del Consiglio non legittimato dal popolo sovrano. Se Letta sa governare continui, in caso contrario si vada alle elezioni al più presto”.
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