Roma, 27 gen. (LaPresse) – Prima l’accordo tra Denis Verdini e Matteo Renzi, poi il dietrofront di Forza Italia, con Renato Brunetta che tuona: “Per noi i patti vanno mantenuti e li manterremo. 5, 8, 12, 35 sono le soglie dell’accordo Renzi-Berlusconi. Smentiamo nella maniera più assoluta che si sia raggiunto un accordo sulla soglia al 38 per cento per il premio. Noi manteniamo i patti e speriamo li mantenga anche il Pd”. La lunga serata della commissione Affari costituzionali, chiamata a discutere della riforma della legge elettorale, si trasforma, poco dopo le 22 in un tiro alla fune tra Pd e Forza Italia.
Da un lato i democratici, che con una mossa a sorpresa ritirano 32 emendamenti sui 35 presentati (“Un ritiro tecnico” spiegano dal Pd) e restano irremovibili soltanto su tre punti: l’incremento della soglia al 38%, le primarie previste dalla legge ma non obbligatorie e la delega al Governo per le tabelle. Dall’altro lato Forza Italia che in un primo tempo apre all’incremento della soglia del premio di maggioranza, ma si mostra ferma su quella di sbarramento. Un passo in avanti smentito seccamente da Daniela Santanché, che ospite di Piazzapulite su La7, smentisce ufficialmente qualunque tipo di accordo tra il Pd e Forza Italia su questo punto. Poco dopo anche il capogruppo Brunetta, a margine dei lavori della commissione fa dietrofront.
La trattativa tra Denis Verdini (che per Fi si occupa proprio della legge elettorale) e il segretario del Pd Matteo Renzi, che si sono incontrati nel pomeriggio, sfuma ancora una volta e potrebbe essere necessario un nuovo incontro tra Silvio Berlusconi e lo stesso Renzi per dare una scossa alla negoziazione tra le parti.
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