Roma, 18 gen. (LaPresse)- La partita di ritorno si gioca tre anni dopo. Era il 6 dicembre del 2010 quando Matteo Renzi, che muove i primi passi da rottamatore, va ad Arcore alla corte di Silvio Berlusconi. Da ‘sindaco di Firenze’, dice rispondendo alla marea di polemiche che la visita suscita. Il Cavaliere da tempo corteggia il giovane piddino, “diverso dai soliti parrucconi della sinistra” che, raccontano le cronache dell’epoca piace a Berlusconi perché un po’ gli somiglia, essendo fuori dagli schemi.
La prima volta che s’incontrano è nel 2005, in occasione del flop di Maurizio Scelli, quando l’allora commissario della Croce Rossa tenta di organizzare il suo movimento politico. Berlusconi aspetta due ore (invano) in prefettura che il palazzetto dello sport si riempia con gli Scelli-boys e, nel frattempo, si intrattiene con quel trentenne presidente della provincia di Firenze che lo era andato a salutare per cortesia istituzionale. Al termine del colloquio, il premier si congeda a modo suo, lasciando di stucco gli esponenti locali di Forza Italia: “Caro Renzi, ma come fa uno bravo come lei a stare con i comunisti?”. Da allora i due hanno continuato a seguirsi a distanza. Nel frattempo Renzi ha traslocato dalla provincia al comune, mentre Berlusconi ha fatto in tempo a perdere, rivincere, riperdere e decadere. Ed ora oggi, 18 gennaio 2014 i due tornano a stringersi la mano.
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