Roma, 20 mag. (LaPresse) – Nel contesto di “una crisi angosciante e drammatica”, che “impone” alle istituzioni, alle forze sociali e alle imprese “la messa in atto di efficaci soluzioni per rilanciare l’occupazione e lo sviluppo” economico e sociale del Paese, “la preziosa opera del professor D’Antona”, riveste “ancora oggi un rilievo centrale”. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, nel giorno del quattordicesimo anniversario della scomparsa, decide di ricordare il giuslavorista ucciso dalle nuove Brigate rosse nel maggio del ’99 richiamando “il suo illuminante contributo nella elaborazione di nuove politiche del lavoro attente, in una dimensione europea, alle più aggiornate dinamiche organizzative e di rappresentatività sindacale”. Alle parole del capo dello Stato, affidate a una lettera inviata al segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, fanno eco in via Salaria, a Roma, luogo dell’attentato, quelle del presidente del Senato Pietro Grasso.
“Era il 20 maggio del 1999, una mattina come oggi, come tante – ricorda – quando un commando terrorista ferì mortalmente uno tra i più stimati giuslavoristi del nostro Paese. Nel 1999 il terrorismo era, nell’immaginario collettivo, un fenomeno passato, archiviato, quasi storia. Invece era ancora in grado di uccidere. Le nuove brigate rosse uccisero Massimo D’Antona nel giorno dell’anniversario dello statuto dei lavoratori, una conquista di civiltà che aveva segnato l’assetto dei rapporti sindacali e politici del nostro paese. Oggi è una di quelle date che non si possono dimenticare, che ci impongono di essere presenti”. La seconda carica dello Stato depone una corona di fiori vicino alla targa che ricorda quanto avvenuto 14 anni fa ed è talmente emozionato da tradirsi in un lapsus, subito corretto, quando invita a “fare dei valori di Massimo D’Alema”, e non di D’Antona, “un punto di partenza”, perché “la sua opera possa aiutarci a portare avanti le riforme di cui il nostro paese ha estremamente bisogno, trasmettendo alle giovani generazioni un sentimento di speranza in un futuro migliore, dove chiunque abbia capacità, volontà, determinazione, onestà intellettuale possa pensare di costruire su basi solide la propria vita”.
A ricordare il giuslavorista, anche Susanna Camusso. “Tornano troppi campanelli d’allarme, tornano linguaggi che conosciamo e che abbiamo duramente contrastato, che ci fanno ricordare quante vittime abbiamo pianto”, avverte il segretario della Cgil che si dice preoccupata dal “modo di manifestare la propria passione attraverso l’urlo della contrapposizione”. D’Antona, sottolinea, “aveva grande passione, se si vuole davvero cambiare, chi vuole davvero riformare, deve imparare il suo stile. Siamo qui perché la memoria non vada mai cancellata”. Alle idee riformiste di D’Antona, infine, fa appello anche il segretario del Pd Guglielmo Epifani: “Oggi è il giorno della memoria di un assassinio, è il momento di celebrare grandi eroi civili come Massimo D’Antona. Non è il giorno delle polemiche”, risponde a chi gli chiede delle polemiche con Sel dopo la manifestazione della Fiom. “È un giorno di riflessione su cosa vuol dire riformismo, su come costruire risposte per i lavoratori. La violenza – sottolinea – non può vincere sulla costruzione seria di risposte”.
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