Milano, 9 mar. (LaPresse) – Anche oggi la battaglia legale tra Silvio Berlusconi e i giudici si è spostata per alcune ore dal tribunale di Milano all’ospedale San Raffaele, dove il Cavaliere è ricoverato da ieri per una forte infiammazione agli occhi. I legali di Berlusconi, questa mattina nel corso del processo d’appello sul caso Mediaset, hanno presentato un certificato medico per dimostrare che il leader del Pdl ha ancora bisogno di cure per la sua uveite bipolare, in via di guarigione ma non ancora risolta. “Io lo terrei in ospedale almeno fino a domani”, ha spiegato Francesco Bandelli, primario di Oftalmologia e Oculistica del San Raffaele, che lo ha in cura.

Per questo, gli avvocati Piero Longo e Niccolò Ghedini hanno chiesto il legittimo impedimento per l’udienza di oggi, dedicata alle arringhe delle difese, a cui il Cavaliere avrebbe voluto partecipare. Il sostituto pg Laura Bertolè Viale si è opposta, chiedendo al collegio presieduto da Anna Galli di mandare visita fiscale al San Raffaele e verificare se Berlusconi realmente non possa uscire. I giudici hanno chiesto all’oculista Salvatore Troiano e all’esperto di medicina legale Carlo Goj di visitare Berlusconi. Accertamenti a cui l’ex premier ha accettato di sottoporsi, assistito dai suoi medici di fiducia, il professor Bandelli, Alberto Zangrillo e l’esperto di medicina legale Umberto Genovese. La visita è durata circa 40 minuti ed ha accertato che Berlusconi soffre effettivamente di un disturbo agli occhi, che al San Raffaele è curato correttamente e la terapia deve proseguire nei prossimi giorni. Questo però “non costituisce un impedimento assoluto” a venire in tribunale, anche se “la fotosensibilità e la sintomatologia dolorosa” da cui è affetto possono “influire sull’efficienza psicofica del soggetto”.

Si va avanti, dunque, e quando la presidente Anna Galli dà la parola alla difesa Berlusconi, scoppia la bagarre. Per l’avvocato Ghedini “è straordinario” che i giudici vogliano andare a sentenza entro il mese di marzo e che “non vogliano attendere il 23 aprile quando la Corte Costituzionale si pronuncerà sul conflitto di attribuzione” su un legittimo impedimento sollevato dalla difesa nel processo di primo grado. Altrettanto “straordinario”, rileva l’avvocato, che “non si attendano le motivazioni della Corte di Cassazione” sul processo Mediatrade, nato da una costola del caso Mediaset, dove Berlusconi è stato ritenuto estraneo alla gestione delle sue aziende dopo la discesa in campo. Ghedini, così come il collega Piero Longo, ha rinunciato a pronunciare la sua arringa, limitandosi depositare una memoria difensiva, perché “questo processo sta diventando un processo inutile”. Per Longo, inoltre, i giudici “non solo devono essere imparziali ma devono anche sembrarlo” e il collegio presieduto da Anna Galli, con le ultime decisioni, non appare “super partes”.

I giudici nutrirebbero “antipatia” confronti di Silvio Berlusconi e dei suoi legali, sentimento che necessariamente si rifletterà nella sentenza. Rincara la dose Ghedini, che lasciando l’aula si dice certo che il Cavaliere vada incontro ad una nuova condanna. Per questo i suoi legali puntano ad “andare in Cassazione, dove speriamo di essere assolti”. Ghedini esclude di percorrere la via della ricusazione dei giudici del processo d’appello Mediaset “perché questo – spiega – ci farebbe perdere tempo”. Inutile quindi pronunciare le proprie arringhe, dato che i giudici hanno deciso di organizzare il processo in maniera da “non lasciare agli imputati la possibilità di difendersi”. A rischio anche l’udienza di lunedì 11 marzo del processo Ruby, dedicata alla requisitoria del procuratore Ilda Boccassini. I legali di Berlusconi presenteranno istanza di legittimo impedimento per ragioni di salute e i giudici dovranno valutare se ammetterla, come hanno fatto ieri, o respingerla e proseguire con il processo.

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