Genova, 26 gen. (LaPresse) – “Questa non è un’elezione qualsiasi. Siamo a un tornante che apre un cambiamento di fase”. Lo ha detto il segretario Pd Pier Luigi Bersani, spiegando che si sta concludendo l’era Berlusconi, iniziata con Tangentopoli. “Pensiamo – ha spiegato – di uscirne e di mandare a casa definitivamente Berlusconi. Ma non si chiude una fase mandando a casa una persona perché ha seminato delle cose, e quello che ha seminato più di tutto è la personalizzazione”.
Tutto, ha spiegato Bersani, è iniziato con la caduta del muro di Berlino. “In Germania questo ha significato l’unificazione, nell’Europa dell’Est la libertà, in Italia Tangentopoli. Al passaggio storico, nel quale si è chiuso il secolo breve, la politica si è rinverdita agli occhi dei cittadini dappertutto tranne che in Italia, dove la nuova fase storica è iniziata nel discredito. Uno ha visto il vuoto d’aria e lì si è infilato, dicendo ‘lo Stato fa schifo, il fisco fa schifo, ci penso io’. Ha iniziato con la lavagna di Vespa, i cieli azzurri e il nome sul simbolo in tutti i comuni d’Italia. Questa fase ci ha portato contro un muro”.
Il centro di tutto, ha sottolineato Bersani, quindi è proprio la personalizzazione: “Quando vanno via – ha detto – Berlusconi, Monti, Ingroia o Grillo, cosa c’è lì? Noi siamo il partito del nuovo secolo. Dopo Bersani c’è un altro. Noi siamo l’alternativa, fondata su valori, idee, un indirizzo”. “Il Partito democratico – ha continuato Bersani – offre un’idea di sistema oltre che di governo, questo dobbiamo cominciare a dirlo”.
“La scelta di non mettere il nome sul simbolo anche se ho vinto le primarie – ha spiegato – non riguarda solo il simbolo, è una cosa un po’ più profonda. Il problema è che il sistema personalistico è rigido e instabile, può cambiare solo quando arrivi al precipizio. In Gran Bretagna non andava bene Blair, c’è stato Gordon Brown. Per cambiare Berlusconi invece c’è voluto il precipizio”.
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